«Se un magistrato singolarmente ritiene, dal suo punto di vista, che una legge sia sbagliata, nessuno ha il diritto di togliergli la parola o di dire che interferisce. In questo caso non era un magistrato qualunque. Era il rappresentante dei un sindacato di magistrati che aveva, prima ancora che fosse noto il testo del disegno di legge, pronunciato tutta una serie di critiche severissime».

Botta e risposta a distanza tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Presidente dell'Anm Giusepe Santalucia sul ddl giustizia. Parlando a Taobuk a Taormina, Nordio ha spiegato: «Tutte queste cose secondo me in corretto italiano significano interferenze - ha aggiunto Nordio - visto che tra l'altro non solo il ddl doveva ancora essere approvato ma queste parole provenivano da presidente di una associazione che si pone come interlocutrice della politica del governo senza tener conto che l'interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato ma il Csm».

Il ministro poi torna a parlare della sua riforma. «L'abuso d'ufficio era ed è ancora un reato così evanescente che complica soltanto le cose senza aiutare minimamente, anzi ostruendo le indagini perché intasano le procure della Repubblica di fascicoli inutili disperdendo le energie verso reati che invece dovrebbero essere oggetto di maggiore attenzione», dice Nordio.

Che poi torna ad attaccare i pm. «Noi siamo infarciti di errori giudiziari di persone che sono state in prigione per mesi o per anni poi sono stati assolti e nessuno ha detto niente e la magistratura continua a essere autoreferenziale dicendo che questa è la loro indipendenza e la loro autonomia», continua Nordio. «Io non avrei fatto il magistrato per 40 anni se non avessi onorato la magistratura ma quando le indagini sono fatte male compromettono la vita degli individui e addirittura qualcuno viene promosso, o eletto in Parlamento dopo anni di lunghe indagini».

Per questo Nordio annuncia: «Noi interverremo sulle intercettazioni molto più radicalmente. Che questa sia una barbarie che costa 200 milioni di euro l'anno per raggiungere risultati minimi è sotto gli occhi di tutti», dice. «Spendiamo una cifra colossale per inchieste che raggiungono risultati minimi tra l'altro rovinando la vita delle persone. Vorrei ricordare che la legge impedisce la pubblicazione degli atti giudiziari e vengono pubblicati lo stesso e nessuno dice nulla. Ma la legge c'è già. I brogliacci della polizia non dovrebbero mai figurare perché la legge attuale dispone che questi brogliacci debbano essere depositati davanti al gip e debbano essere trascritti nella forma della perizia e nel contraddittorio delle parti. Perché molto spesso il brogliaccio della Polizia, quello finito intanto sui giornali è sbagliato. Perché magari l'intercettazione viene trascritta e interpretata da un maresciallo di Venezia che non capisce quanto dicono due siciliani e ha sbagliato a comprendere quanto dicono. E poi si scopre, con la trascrizione della perizia, che tutto quello scritto sui giornali è sbagliato. Non dico falso, che è ingannevole, ma era sbagliato».