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Il reato di diffamazione a mezzo stampa non sarà più punibile con pena detentiva, ma esclusivamente con pena pecuniaria. È l’obiettivo a cui puntano i firmatari del disegno di legge presentato in Senato che punta a riformare la diffamazione a mezzo stampa attraverso alcune modifiche alla legge stampa 47 del 1948. Primo firmatario è Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Affari costituzionali di palazzo Madama, ma il disegno di legge è lo stesso già presentato nella scorsa legislatura dall’allora senatore Giacomo Caliendo, di Forza Italia.
Il ddl oltre alla carta stampata (libri compresi) prende in considerazione radio e tv, Internet e pubblicazioni on line. Chi scrive non rischierà più il carcere, ma viene assicurata «una celere tutela» delle persone che si ritengono offese da qualsiasi «mezzo di diffusione», fermo restando il diritto di cronaca e il segreto professionale dei giornalisti sulla fonte delle notizie. Viene quindi prevista la riscrittura dell’articolo 8 - nella parte che riguardava rettifiche e smentite - per consentire a chiunque, senza lungaggini processuali, di ripristinare la propria dignità violata da immagini o attribuzioni di «atti, pensieri o affermazioni» che si ritengono ingiuriose o diffamatorie.
Ci saranno nuove procedure sui tempi e i meccanismi della «Rettifica dell’interessato», sulle sanzioni in caso di inadempienza (da 5.165 euro a dieci volte tanto, che passa da un minimo di 10mila euro a 50mila se con fatto determinato) e sulle procedure di conciliazione. Altri elementi riguardano i siti internet e i motori di ricerca, i diritti degli eredi a proseguire le vertenze in caso di morte dell’interessato, la condanna del querelante - se ha torto - a pagare una somma da 2mila a 10mila euro. Per la diffamazione sarà competente «il giudice del luogo di residenza della persona offesa». Il disegno di legge consta di sette articoli e contiene le linee guida per innovare, integrare e abolire la precedente normativa.
Per Balboni la norma incide «su un principio fondamentale come la libertà di stampa» mentre per Lucio Malan, capogruppo di Fdi in Senato e secondo firmatario del ddl, si tratta di «un’iniziativa appropriata» visto che «l’Italia è al 58esimo posto nella classifica sulla libertà di stampa proprio perché in teoria la legge vigente prevede ancora la possibilità del carcere per i giornalisti».
Ora si attendono le audizioni, che coinvolgeranno l’Ordine dei giornalisti, la Federazione nazionale della stampa italiana e i sindacati, ed eventuali emendamenti. «L’obiettivo è approvarla con una maggioranza trasversale», ha dichiarato Balboni.