In Belgio il diritto di difesa è una chimera. Leggendo il mandato di arresto europeo a carico dell’europarlamentare del Pd Andrea Cozzolino non è infatti chiaro quali siano i "gravi indizi" che hanno spinto i magistrati belgi a chiederne il fermo ai colleghi italiani. Una circostanza che è stata evidenziata ieri da Franco Roberti, anch'egli europarlamentare del Pd ed ex procuratore nazionale antimafia, in una intervista al Quotidiano Nazionale. In Italia, afferma Roberti, un tale provvedimento “non sarebbe mai stato emesso per totale mancanza di gravità indiziaria”.

L’assenza di elementi a supporto dell'arresto di Cozzolino era emerso anche dalla lettura della documentazione consegnata ai parlamentari europei che, nei giorni scorsi, avevano votato per la revoca della sua immunità. Nel corso dell’interrogatorio del 13 dicembre scorso, "Giorgi Francesco (assistente di Cozzolino, ndr) espone quanto segue: "Alla vostra domanda, i deputati corrotti sono Tarabella e indirettamente Cozzolino. Cozzolino era coinvolto con il Marocco, aveva dei contatti con Atmoun (ambasciatore marocchino a Varsavia, ndr) grazie a Panzeri. Panzeri era il presidente della Commissione Maghreb, poi ha passato il testimone a Cozzolino. Prendeva delle cravatte e degli abiti. Panzeri ne prendeva anche dopo questo passaggio di testimone".

Una testimonianza non suffragata però da alcun riscontro oggettivo. “Ci sono molti elementi di sospetto ma gli indizi sono generici e quasi evanescenti sul punto in cui si ipotizza che abbia venduto la sua funzione in cambio di denaro contante", prosegue Roberti nella sua intervista. Cozzolino, sospeso dal Pd, come si ricorderà è accusato di corruzione, riciclaggio e organizzazione criminale, ed è attualmente ai domiciliari nella sua abitazione a Napoli dopo che la Corte di Appello del capoluogo campano ha confermato l'arresto chiesto dai magistrati belgi.

Ieri, davanti alla sezione misure di prevenzione, i legali di Cozzolino, gli avvocati Dezio Ferraro e Federico Conte, hanno fatto istanza per un'integrazione probatoria e per la traduzione in italiano degli atti dal francese. Inoltre, hanno chiesto una verifica sull'idoneità delle strutture carcerarie presenti in Belgio. Cozzolino, arrivato e andato via con discrezione, non ha rilasciato alcuna dichiarazione ai giudici. I suoi avvocati, sollecitati dai giornalisti al termine dell'udienza, hanno fatto comunque sapere che il loro assistito ha intenzione di parlare alla prossima udienza in programma per il 28 febbraio.

Secondo Ferraro e Conte, dalla documentazione in possesso non è possibile comprendere quali siano gli elementi a fondamento del mandato di arresto di europeo. "Si tratta - sostengono - di un racconto sintetico in cui i pagamenti vengono solo evocati. Sembra piuttosto una normalissima attività di interlocuzione tra parlamentari europei, su questioni di voto e di opinione". Condotte, in sostanza, "non censurabili". L'integrazione chiesta, quindi, è finalizzata a capire “dov'è l'aggancio tra un'attività pacificamente lecita e non censurabile e una condotta criminale".

Per quanto concerne l’estradizione, invece, è prioritario capire se esistono in Belgio strutture penitenziarie capaci di accogliere Cozzolino, in cura per problemi di carattere cardiaco. "C'è una patologia da tenere presente, che è evidente ed è agli atti - hanno aggiunto gli avvocati - e in relazione a questa circostanza la struttura carceraria dovrà essere capace di garantire un trattamento individualizzato, tenuto conto che si tratta del portatore di una patologia cardiaca documentata".

Sul punto è stato consegnato ai giudici un documento del Consiglio d'Europa dell'anno scorso dal quale si evince che le carceri del Belgio sono afflitte "da sovraffollamento e frequenti gli episodi di violenza tra detenuti". La Procura generale ha condiviso le scelte "finalizzate - hanno concluso i due avvocati - a garantire una difesa equa e giusta, come previsto dalla Costituzione”.