«La Procura della Repubblica si è indotta a richiedere l'archiviazione, alla luce di una interpretazione costituzionalmente orientata della normativa di riferimento, come ricostruita dopo la decisione adottata dalla Corte costituzionale con la sentenza numero 242 del 2019», quella su Fabiano Antoniani (Dj Fabo). Con queste parole, la Procura di Bologna ha annunciato l'archiviazione del procedimento a carico di Felicetta Maltese, Virginia Fiume e Marco Cappato, autodenunciatesi a Bologna dopo aver accompagnato, in Svizzera, una 89enne malata di una forma invalidante di Parkinson, per aiutarla nelle procedure di suicidio assistito.

Come si legge nelle motivazioni della Procura, «si è ritenuto di valorizzare nel rispetto, dei principi di cui agli articoli 2 e 3 della Costituzione, una interpretazione estensiva del parametro della sottoposizione della persona interessata a trattamenti di sostegno vitale, così da estendere tale nozione anche a situazioni ulteriori rispetto al collegamento della persona con un macchinario che ne assicuri la persistenza delle funzioni vitali». Secondo il procuratore Giuseppe Amato «si è poi valorizzato il dato rappresentato dal novum normativo introdotto con la riforma Cartabia laddove la richiesta di archiviazione è imposta quando gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna».

La denuncia era stata presentata giovedì 9 febbraio alla sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri, in via Vascelli. Nel caso dell'autodenuncia degli attivisti dell’Associazione Coscioni ci sarebbe «una prognosi sfavorevole rispetto alle ipotesi di condanna, anche a fronte di precedenti decisioni giurisprudenziali, idonee a fondare un ragionevole “diritto vivente”, che hanno esclusa la sussistenza del reato di cui all’articolo 580 c.p. (istigazione al suicidio, ndr) in vicende dal contenuto sostanzialmente assimilabile a quella di interesse».