I piedi ben piantati nel centrodestra, la testa proiettata verso il futuro: la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna crede ancora nella forza di un’area moderata.

Vicepresidente, la nascita della sua associazione, "Voce Libera", ha creato scalpore e anche malumori nel centrodestra. L'ha stupita?

Per niente. Nei partiti italiani c’è sempre chi ama lo status quo, uno spicchio di classe dirigente che teme di perdere rendite di posizione e diffida di ogni novità. Forza Italia non fa eccezione. Ma l'immobilismo è la peggiore strategia che si possa immaginare in politica e, nel mio caso, gli incoraggiamenti ad andare avanti da parte di dirigenti, iscritti, elettori, sono stati davvero tanti.

I rapporti di forza nella galassia del centrodestra sono molto cambiati, con una Lega straripante. C'è ancora spazio e soprattutto quanto ce n'è anche dal punto di vista elettorale per chi, come lei, si definisce liberale?

Penso che l'ondata di rabbia e protesta che ha spinto in alto populisti e sovranisti si stia esaurendo. La crisi del M5S è il segnale più evidente. Le scelte si stanno facendo più razionali, emerge una certa stanchezza di urla e proclami: se l'area moderata saprà interpretare questo nuovo sentimento i rapporti di forza all'interno del Centrodestra cambieranno. Se lasceremo il nostro spazio politico ad altri, Forza Italia rischia di perdere la sua utilità anche nel rapporto con gli alleati.

A partire da quali temi ritiene di portare avanti la sua visione politica?

Tasse, lavoro, crescita, divario tra Nord e Sud del Paese. Parto soprattutto da una visione delle potenzialità italiane: possiamo essere, dobbiamo essere un Paese migliore, più attivo, che metta a sistema le straordinarie capacità dei suoi uomini e delle sue donne, che riattivi l'ascensore sociale, che dica con chiarezza: la decrescita non è un destino, è l'effetto di politiche sbagliate e recessive, adesso cambiamo. Ma per liberare le potenzialità del Paese, bisogna smetterla di intralciare il cammino di chi fa impresa, di ostacolare chi esercita la libera professione, di rendere difficile la vita a chi tutte le mattine alza una saracinesca. Non bisogna lasciare indietro nessuno, ma nel frattempo, chi ha le potenzialità per correre, deve poterlo fare.

Proposte concrete?

Ne cito due che mi stanno particolarmente a cuore. Una grande no- tax area al Sud, per dieci anni, con l'idea di trasformarlo in una terra di opportunità che attiri investimenti, qualità, ricerca. Troppi anni di politiche assistenzialiste hanno imprigionato tredici milioni di cittadini meridionali in una gabbia di depressione senza speranza. Quella gabbia va aperta. E poi le donne: sono la metà del Paese, vengono trattate come una minoranza irrilevante, cittadine di Serie B. Ci serve un Women's Act, subito, per valorizzare le loro energie: è la prima proposta che Voce Libera metterà in campo.

Lo Women’s Act richiama uno dei temi ciclici della politica, la presenza femminile nelle istituzioni. E' ancora una questione attuale?

La presenza numerica c'è, manca la voce. Le immagini dei tavoli ' che contano' - quelli dell'economia, della giustizia, delle grandi scelte - raccontano un Paese molto lontano dagli standard dell’Occidente: davanti alle decisioni importanti esistono solo gli uomini, parlano solo gli uomini, le donne sono tagliate fuori. E la sinistra, in questo, ha fatto decisamente peggio. Nelle ultime consultazioni al Quirinale le delegazioni totalmente maschili erano quelle di Pd e M5S...

La bocciatura del referendum promosso dalla Lega apre la strada a un sistema elettorale proporzionale. Si confà alla sua visione politica?

Ogni sistema elettorale presenta vantaggi e limiti. Se davvero si arriverà a una legge proporzionale è ovvio che l'intero Centrodestra dovrà aggiornare le sue strategie. Il Piano A di Salvini – modificare per referendum la legge e andare subito al voto – è fallito. E anche il piano A accarezzato da alcuni dirigenti di Forza Italia – accodarsi a Salvini per tutelare una manciata di posti – è venuto meno. Ora, spero che la politica trovi la forza per dare al Paese una legge che non sia fatta da una parte contro l'altra. Siamo i recordmen delle leggi elettorali: ne abbiamo cambiate tre in quindici anni. La Francia ha lo stesso sistema elettorale dal ' 58. La Germania da sempre, salvo piccole modifiche. La Spagna dall' 85. Anche noi dobbiamo arrivare a un sistema stabile e condiviso.

Lei è stata spesso data in avvicinamento al gruppo di Matteo Renzi. Fuor di ideologia, quanto si sente vicina all'indirizzo dell'attuale Governo di cui fa parte anche Italia Viva?

Meno di zero.

Il tema caldo che rischia di spaccare la maggioranza è la prescrizione. Condivide la battaglia per la cancellazione della norma Bonafede?

La condivido totalmente e il primo convegno pubblico di Voce Libera sarà dedicato proprio alla giustizia. La norma Bonafede demolisce un principio cardine dello Stato di diritto, la ragionevole durata dei processi, e danneggia tutti: le vittime, i tanti innocenti già piegati da una giustizia ingiusta, i presunti colpevoli, vincolandoli a un’attesa potenzialmente infinita. Il giustizialismo e l’assistenzialismo del Movimento 5stelle sono devastanti per il nostro sistema Paese.

Le elezioni emiliane metteranno in crisi il governo? In altre parole, questo governo durerà oppure vi preparate a una vicina stagione elettorale?

Il mito della spallata, della mossa di scacchi che fa cadere il re avversario, è uno dei grandi rifugi psicologici della politica italiana. Ma raramente la spallata funziona. E’ possibile che questo governo cada, e io lo auspico, ma se succederà sarà per l’implosione del M5S, ormai in crisi irreversibile, e quindi per il venir meno del partito che – sulla carta – costituisce la maggioranza relativa parlamentare. Una vittoria del Centrodestra in Emilia può accelerare il processo. Ma la fragilità del governo, una fragilità ai limiti della rottura su tutte le grandi questioni, esiste a prescindere da qualsiasi voto in sede locale.