Una «risposta paradossale», «contro i diritti, contro la razionalità». Così Magistratura democratica, la corrente di sinistra delle toghe, definisce il decreto legge approvato dal Cdm a Cutro, mettendo, in particolare, in evidenza l'abrogazione di due periodi dell'articolo 19 del Testo unico sull'immigrazione che consentiva il riconoscimento della protezione speciale alle persone che in Italia avevano costruito una vita privata e familiare: «La riforma andrà a colpire persone che in Italia lavorano con contratti regolari, hanno un'abitazione e spesso avevano trasferito qui anche la famiglia. Persone, insomma, ormai parte integrante del sistema sociale del nostro Paese». La conseguenza sarà la nascita di «un esercito di irregolari che non potranno essere allontanati, in mancanza di accordi per il rimpatrio con la maggioranza dei paesi dai quali provengono e che andranno ad alimentare il mercato del lavoro nero e dello sfruttamento o della criminalità», argomenta l’esecurivo di Md.

Altra conseguenza «sarà quella di aumentare enormemente il contenzioso, affidando ai giudici il compito di applicare le norme fondanti il nostro ordinamento giuridico», affermano le toghe di Md, secondo le quali «anche il fine di scoraggiare gli ingressi irregolari, perseguito con l'aumento delle quote di ingresso di chi ha gia' un'offerta di lavoro in Italia, non centra l'obiettivo». E poi: «Anche solo immaginare, infine, che il traffico di esseri umani si combatta con l'innalzamento esorbitante delle pene per i cosiddetti scafisti, è solo un'illusione che alimenta il mito del panpenalismo, al fine di anestetizzare le paure sociali e tacitare le coscienze, individuando un nemico da combattere, anzi da abbattere», scrive Md.

Che poi conclude: «Anche a fronte di sciagure così enormi come la strage di Cutro, non si vuole prendere atto che non c'e' alcuna contingente emergenza bensì un fenomeno strutturale che deve essere governato e di fronte al quale l'Europa e l'Italia hanno il dovere di adottare una legislazione utile a fermare quello che si configura come un vero e proprio genocidio, introducendo canali di ingresso legali».