La giustizia torna ad essere terreno di scontro tra centrodestra e centrosinistra. Tanti i temi al centro del ring: dalla proposta di legge in quota opposizioni e a prima firma Pd sulle detenute madri, poi ritirata dai dem con l'accusa rivolta alla maggioranza di averne stravolto il testo grazie all'approvazione di alcuni emendamenti, alla proposta di legge di Fratelli d’Italia che mira ad eliminare il reato di tortura, inserito nell'ordinamento nel 2017 dopo una lunga battaglia, fino ai testi delle forze che sostengono il governo sulla maternità surrogata da trasformare in reato universale passando per il divieto di trascrizione da parte dei Comuni dei certificati anagrafici dei figli di genitori dello stesso sesso, a cui segue la bocciatura da parte del centrodestra in commissione Politiche Ue del Senato della proposta di regolamento Ue per il riconoscimento dei diritti dei figli anche di coppie gay e l'adozione di un certificato europeo di filiazione.

Lo scontro è altissimo tra maggioranza e opposizioni, i livelli di guardia sembrano ormai essere stati superati. Tanto che tra le forze di minoranza c'è chi invoca l'intervento del Colle. E come se di carne al fuoco non ve ne fosse già abbastanza, ci pensa il viceministro di FdI Edmondo Cirielli a versare oggi nuova benzina: sia tolta la patria potestà alle madri condannate in via definitiva per reati gravi. “Siamo alla follia”, commenta lapidario il parlamentare dem Alessandro Zan. “Togliere la patria potestà alle madri condannate significa capire poco di diritto ma significa soprattutto non capire nulla di umanità. I membri del governo Meloni devono smetterla con queste uscite da bar e pensare a governare, se ci riescono”, sentenzia Matteo Renzi. Mentre la capogruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani va alla radice e chiama in causa direttamente il titolare di via Arenula: “Qualcosa è cambiato, e il Nordio garantista appare un ricordo sbiadito. Ministro, dov'è finito Carlo Nordio?”, osserva ironica Serracchiani.

E se le opposizioni, su tanti fronti, si presentano divise, quello rovente della giustizia invece le ricompatta. È unanime, tra le forze di minoranza, il coro di indignazione di fronte alle diverse proposte di legge in materia di giustizia messe in campo dalla maggioranza (molto prolifico, in tal senso, il partito della premier). Ma la giustizia rischia di creare fibrillazioni anche all'interno della stessa maggioranza. Che ad esempio non sembra muoversi come un sol uomo sulla questione delle detenute madri: la riformulazione degli emendamenti della relatrice Varchi (FdI) è arrivata dal governo, che ha seguito la partita con il sottosegretario al ministero di via Arenula, il leghista Ostellari. Il dossier carceri finora era stato seguito dall'altro sottosegretario alla Giustizia, Delmastro, di FdI. Il partito di via Bellerio, viene spiegato da fonti parlamentari, ha spinto per le modifiche al testo del Pd, intestandosi anche la norma “che ferma il vergognoso sfruttamento della gravidanza da parte di borseggiatrici e delinquenti”.

Una mossa che avrebbe sorpreso gli alleati. Così come la scelta leghista, annunciata dallo stesso Salvini, di ripresentare un nuovo testo, a sostituzione di quello ritirato dai dem per protesta. Decisione non condivisa che avrebbe creato malumori nella maggioranza. “Non è giusto che una bambina o un bambino nascano o crescano in carcere perché la madre è reclusa. Le colpe dei genitori non possono e non devono ricadere sui figli”, afferma il capo politico di Noi Moderati Lupi, dopo che ieri l'azzurro Giorgio Mulé aveva preso le distanze dalla linea leghista.

Ma il tema delle madri detenute non è l'unico ad infiammare il duello politico: sempre in commissione Giustizia della Camera un'altra proposta di legge, a firma FdI, è destinata a far clamore. Il partito di via della Scrofa punta a modificare il reato di tortura, approvato nel 2017, derubricandolo a una sorta di aggravante. Coincidenza, la notizia esplode proprio mentre 23 agenti vengono sospesi dal servizio a Biella per pestaggi e maltrattamenti ai detenuti. Il motivo, si legge nella relazione che accompagna il testo, è quello di voler “tutelare adeguatamente l'onorabilità e l'immagine delle Forze di polizia, che ogni giorno si adoperano per garantire la sicurezza pubblica rischiando la loro stessa vita, e per evitare le pericolose deviazioni che l'applicazione delle nuove ipotesi di reato potrebbe determinare”. “È

agghiacciante la proposta di FdI di cancellare il reato di tortura”, tuona la capogruppo dem in Senato Simona Malpezzi.

“C'è da registrare la schizofrenia legislativa del principale partito di governo. Fratelli d'Italia faccia pace con se stessa”, scandisce il segretario di +Europa Riccardo Magi. “Un tempismo perfetto quello della destra, sempre nella direzione di agevolare le violazioni dei diritti fondamentali delle persone”, sostiene il vicepresidente dei deputati di Alleanza Verdi Sinistra Marco Grimaldi. “Era già evidente che il governo Meloni e la maggioranza in tema di diritti nella migliore delle ipotesi sono assenti e indifferenti, in taluni casi li calpestano, marginalizzando alcuni cittadini e la loro dignità”, commenta la senatrice M5s Anna Bilotti.

Interviene il capogruppo di FdI Tommaso Foti. “Non vi è volontà da parte di Fratelli d'Italia di abrogare il reato di tortura, ma di tipizzarlo in modo molto nitido così come è nelle convenzioni internazionali”, specifica. “Lo chiariamo alla sinistra che pretestuosamente ci attacca”. Quindi Foti chiarisce la ratio della proposta: “Evitare che fantasiose incriminazioni si concludano con clamorose assoluzioni. È inoltre attuale il rischio che le forze dell'ordine debbano guardarsi loro dai delinquenti”. Ad affondare il colpo ci pensa il vicepresidente della Camera, sempre di FdI, Fabio Rampelli: “La sinistra anche oggi ricomincia la sua eterna quanto stucchevole guerra delle parole. Quando sei politicamente e culturalmente alla canna del gas (oddio, si potrà dire o comincerà un altro tormentone?) non resta altro da fare che attaccarsi alle parole e usarle per concretizzare la dottrina leninista della demonizzazione dell'avversario”.