«Ho fatto solo una lettura sommaria. Mi riservo di leggere integralmente il testo della sentenza della Corte d’appello di Caltanissetta sul “depistaggio Borsellino” e dopo, posso però garantirlo fin da ora, farò tutte le valutazione del caso», afferma l’avvocato palermitano Stefano Giordano, difensore di Bruno Contrada, ex capo della squadra mobile della questura del capoluogo siciliano.

Contrada, ormai ultranovantenne, venne arrestato alla vigilia di Natale del 1992 su richiesta dell'allora procuratore di Palermo Giancarlo Caselli. Al termine di un iter processuale quanto mai complesso i cui elementi di prova erano quasi esclusivamente le dichiarazioni di alcuni pentiti, ad iniziare da Gaspare Mutolo. L’alto funzionario di polizia venne condannato in via definitiva nel 2007 a dieci anni di reclusione, quasi tutti scontati in regime detentivo, per concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, Contrada era accusato di avere avuto rapporti con i mandanti ed esecutori della strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992.

Nel 2015 la Cedu, a cui gli avvocati di Contrada si erano rivolti, aveva stabilito che la condanna dovesse essere cancellata in quanto il reato contestato di concorso esterno era il risultato di “un'evoluzione giurisprudenziale iniziata alla fine degli anni ' 80 del ‘ 900”, e quindi non previsto da disposizioni di legge.

Avvocato Giordano, la Corte d’Appello nissena ha messo un punto fermo sul fatto che Bruno Contrada non era presente in via D’Amelio poco dopo l’esplosione che uccise il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.

Ho letto questa parte. Qualcuno dovrà chiedere scusa al dottor Contrada o, quanto meno, dare le proprie giustificazioni per delle dichiarazioni effettuate, anche recentemente, nelle solite e ben note trasmissioni televisive compiacenti su una certa narrazione.

Eppure Contrada era stato uno dei pochi ad accorgersi del depistaggio posto in essere dal falso pentito Vincenzo Scarantino.

Certo. Ma proprio su questo aspetto vorrei fare una riflessione.

Dica.

Cosa è più grave, chi ha depistato o chi si è fatto depistare?

Nella sentenza di Caltanissetta, scrivono i giudici, “rimangono dei quesiti che – ci si rende conto ( allo stato) sono destinati a rimanere irrisolti – ma non por( se) li sarebbe un ulteriore errore di prospettiva che espungerebbe inopinatamente dal raggio di valutazione degli elementi rilevanti. Segnatamente ci si chiede perché in un arco temporale prossimo alla strage ci sia dedicati a diffondere la notizia, poi rivelatasi falsa, della presenza di Bruno Contrada in via D’Amelio poco dopo l’esplosione? A vantaggio di chi?

I giudici aggiungono anche che “alla luce di tutte le circostanze di cui si è dato conto si ritiene che se ne giovò chi aveva tutto l’interesse a far sì che le matrici non mafiose della strage di via D’Amelio non venissero svelate nella loro reale consistenza. Come ben evidenziato da talune parti civili, Bruno Contrada era “il diversivo giusto”: un soggetto nel frattempo caduto in disgrazia per le confidenze rivelate da Gaspare Mutolo al dottor. Borsellino circa una contiguità del Contrada medesimo con l'organizzazione mafiosa - da collocare immediatamente sulla scena del crimine subito dopo l'esplosione”.

Pensa che i magistrati che negli anni si sono interessati al procedimento debbano dare delle giustificazioni?

Su questo saremo inflessibili, ritengo infatti che non esista il reato di lesa maestà nei confronti dei magistrati.

Cosa rimane a distanza di oltre trenta anni dai fatti?

Tralasciando, dunque, come sono state condotte le indagini e chi si è fatto prendere in giro per anni, senza incrociare i dati o fare gli approfondimenti del caso, ciò che rimane è il costo elevatissimo che l'intera collettiva ha pagato. Mi riferisco agli innocenti che sono stati arrestati ed ai milioni di euro di risarcimento per l'ingiusta detenzione da loro patita, tutti a carico di noi cittadini.

Per quanto riguarda i risarcimenti, il prossimo 6 giugno la Cassazione si pronuncerà sull’ingiusta detenzione di Contrada.

Guardi, è solo una affermazione del diritto. Contrada all’età che ha non ha bisogno di soldi.