La separazione delle carriere si farà davvero? «Va fatta». Pensieri e parole del vicepresidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia. «I magistrati che giudicano rispetto a quelli che indagano devono avere un dna culturale e di formazione diverso. Perché nel nostro sistema che è di tipo accusatorio, non c'è parità tra accusa e difesa. Basta leggere l'ultimo libro di Sabino Cassese: c'è una crisi di separazione dei poteri, i giudici giudicano, amministrano e legiferano. Parole che copio e incollo. La magistratura oggi è un corpo senza controllo, a causa dell'idea che l'indipendenza voglia dire autogoverno» ha detto Mulè in una intervista a 'La Stampa'.

«C'è un copione, abbastanza stantìo, che si ripete. È ovvio che ognuno ha diritto a esprimere la propria opinione, anche quando si difende una corporazione. Ma una cosa deve essere chiara, come ha ribadito il viceministro Sisto al quale va dato atto e merito di aver svolto un lavoro certosino: dopo il contraddittorio interviene la Costituzione, il potere legislativo scrive le regole e all'ordine giudiziario è riservata la loro applicazione», spiega Mulè.

«La politicizzazione ha impedito la realizzazione di queste riforme. Peccato che mentre si opponevano, il Csm era il tempio di Gerusalemme ai tempi di Gesù: un mercato nel quale si sono scambiate promozioni, con la deriva clientelare tra toghe. Non dobbiamo avere paura di fare ciò per cui siamo stati eletti. Chi pecora si fa, lupo se lo mangia, dice il mio amico Antonio Tajani. Nella maggioranza siamo tutti d'accordo, e la prova è che Giorgia Meloni abbia messo la sua firma su questo provvedimento», ha concluso Mulè spiegando che arriverà «nel giro di pochi giorni. Sicuramente prima delle europee».