La presidente del Cnf si rivolge al Pg di Cassazione dopo il caso dell’avvocato indagato perché malato

La vicenda dell’avvocato del Foro di Potenza, Antonio Murano, ha assunto rilevanza nazionale ed è approdata in Parlamento. La presidente del Cnf, Maria Masi, ha scritto al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, affinché venga acquisito dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza «ogni elemento utile a consentire la ricostruzione dei fatti e, qualora riscontri elementi di rilevanza disciplinare, procedere all’esercizio della relativa azione». «Ferme restando – evidenzia la presidente del Cnf - le autonome e indipendenti valutazioni del Collegio giudicante circa la fondatezza dell’impedimento a comparire addotto dal collega e ferme restando le autonome valutazioni dell’Ufficio del Pubblico ministero circa la fondatezza della notizia criminis e la conseguente iscrizione del collega nel registro delle persone indagate, su cui non mi permetto di entrare nel merito, desta perplessità, e qualche timore, che un Ufficio di Procura, evidentemente eccedendo nelle proprie prerogative, abbia operato in spregio alla dignità, al decoro e al prestigio della classe forense. Gli avvocati tutti, anche per previsione deontologica, debbono avere massimo rispetto per la magistratura, sia inquirente che requirente. La magistratura, del pari».

Il senatore Giuseppe Luigi Cucca di Italia Viva ha preparato un’interrogazione orale con carattere d’urgenza indirizzata alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Lo scorso 24 marzo l’avvocato Murano è stato impossibilitato a partecipare ad un’udienza penale per motivi di salute certificati dal medico. In quella occasione ottenne dal presidente del collegio giudicante il differimento ad altra data. Il pubblico ministero Giuseppe Borriello ha chiesto però la verifica delle condizioni di salute del legale, assente in udienza, e la trasmissione del certificato medico alla Procura delle Repubblica. Entrambe le richieste sono state respinte dal giudice. Murano ha ricevuto lo stesso la visita dei carabinieri, disposta dal pm, che hanno accompagnato un medico nella dimora del professionista per verificare il suo effettivo stato di salute. Qualche ora dopo, i militari dell’Arma hanno ascoltato anche l’anziana madre dell’avvocato, il figlio ( anch’egli togato del Foro potentino) e il fratello. Ma le verifiche non si sono fermate qui. Hanno coinvolto pure il medico. Inoltre, i carabinieri si sono recati, in assenza dell’avvocato Murano, presso il suo studio legale per acquisire le registrazioni della videosorveglianza. Una richiesta anomala e invasiva della privacy.

«Quanto accaduto nel Tribunale di Potenza – dice al Dubbio il senatore Cucca – mi ha lasciato senza parole. Mi sto abituando a tutto, ma trattare così un avvocato non può che farmi preoccupare. Stiamo vivendo un momento di grandi tensioni per quanto riguarda i rapporti tra avvocatura e magistratura». L’interrogazione presentata da Cucca, che è anche avvocato, mira a chiarire tutti i contorni della vicenda. «Voglio sapere – spiega – se la ministra Cartabia è a conoscenza dei fatti e quali sono i suoi intendimenti in merito. Inoltre, voglio conoscere le iniziative che la ministra ritiene di adottare per prevenire il ripetersi di vicende come quelle accadute presso il Tribunale di Potenza. È emerso da quanto si apprende che il potere requirente ha tentato di interferire, travalicando i propri poteri e le proprie competenze, su decisioni già assunte dall’organo giudicante».

Il Coa di Potenza ha convocato l’assemblea straordinaria degli iscritti il 1 aprile, con sospensione delle udienze dalle 10 alle 14, sul caso Murano per decidere quali iniziative intraprendere. Il presidente nazionale del Movimento Forense, Antonino La Lumia, esprime preoccupazione: «Non è concepibile, in uno stato di diritto, che si possa verificare, ma anche soltanto immaginare, quanto accaduto. Sono stati messi in un angolo e inammissibilmente calpestati i principi fondamentali del giusto processo e delle garanzie connesse al diritto di difesa, ledendo, nel contempo, l’immagine, la reputazione e la funzione stessa dell’avvocatura. Per tali ragioni, la nostra associazione, esprimendo solidarietà e vicinanza al collega potentino e preso atto dell’immediata convocazione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Potenza per discutere di tale grave situazione, chiede che le massime istituzioni forensi adottino i provvedimenti più opportuni a tutela dell’intera categoria, stigmatizzando ogni possibile condotta, che, come nel caso di specie, determini la compromissione dei diritti costituzionalmente garantiti».

La Camera penale di Basilicata rileva che «quanto accaduto ha profondamente scosso ed allarmato l’avvocatura tutta, per le modalità che, allo stato, appaiono abnormi». «Al di là del caso specifico – aggiunge il presidente Sergio Lapenna -, tale modus agendi e lo strepitus fori che ne è seguito, ancora una volta tratteggia la figura dell’avvocato ed il suo ruolo di difensore quale elemento di disturbo e intralcio all’attività giudiziaria».

Ieri il Procuratore distrettuale di Potenza, Francesco Curcio, ha chiarito che «non si è proceduto ad indagini in ragione della mera allegazione del certificato medico da parte dell’avvocato Murano, richiedente il rinvio, ma sulla base sia del verbale riassuntivo in udienza del Tribunale, in cui si disponeva la trasmissione “con urgenza” a questo Ufficio, di copia del predetto verbale e del certificato medico in questione che, soprattutto, sulla base di ulteriori e diverse circostanze di fatto concernenti la certificazione medica di cui si parla, che hanno reso doverosi gli accertamenti in corso». «Circostanze di fatto» che la Procura non rivela per «evidenti ragioni di riservatezza» e per tutelare le indagini e gli indagati.