«La pena va parametrata sull'offensività del fatto: quindi, la pena fissa dell'ergastolo è incostituzionale». Lo ha detto l'avvocato Flavio Rossi Albertini, difensore dell'anarchico Alfredo Cospito, durante l'udienza alla Corte costituzionale, dove è all'esame la questione di legittimità sollevata dai giudici di Torino sul “nodo” delle attenuanti.

Cospito, ha ricordato il suo difensore, «ha visto transitare la sanzione a lui inflitta da 15 anni di reclusione alla pena fissa dell'ergastolo»: il riferimento è alla decisione della Cassazione, la quale - in relazione all'esplosione di due ordigni nei pressi della Scuola allievi carabinieri di Fossano nel 2006 - ha riqualificato il reato contestato all'anarchico da quello di strage comune (422 cp) a quello più grave di strage per fini politici (285 cp), per il quale è prevista la pena dell'ergastolo e il divieto di prevalenza dell'attenuante della “lieve entità del fatto” sull'aggravante della recidiva reiterata. Proprio questo divieto è il punto sottoposto oggi all'esame della Corte costituzionale, davanti alla quale i giudici della Corte d'assise d'appello di Torino - in sede di rinvio per la quantificazione della pena dopo la pronuncia della Cassazione – hanno sollevato questione di legittimità. Se venisse accolta, Cospito potrebbe andare incontro a una pena compresa tra i 20 e i 24 anni di carcere al posto dell'ergastolo.