Alfredo Cospito, l’anarchico in sciopero della fame dal 20 ottobre, si lascerà morire se non gli sarà revocato il 41 bis. Non c’è alternativa a questo esito infausto. “Il mio assistito è molto molto in là rispetto a quella che definivamo fase critica. Finirà lo sciopero della fame quando uscirà dal 41 bis ma è quasi scontato che muoia in carcere. È dimagrito di 47 chili in 114 giorni di digiuno. Da settimane penso che si arrivi al tracollo, quando ho incontrato Cospito pensavo che fosse imminente”, ha detto il suo legale Flavio Rossi Albertini durante una conferenza stampa alla Camera convocata insieme a Luigi Manconi, fondatore di A buon diritto. “Neanche l’apertura di una discussione parlamentare sul 41 bis lo farebbe desistere – ha detto l’avvocato - Cospito non accetterebbe neanche la sospensione della pena per motivi sanitari, in quanto sarebbe un provvedimento temporaneo che lo riporterebbe poi al 41 bis. Non ho mai presentato istanze di questo tipo".

Non è una soluzione nemmeno un possibile appello al presidente della Repubblica Mattarella per la grazia: “Conoscendo Cospito lo escludo - dice l'avvocato - Perché il problema è giuridico e politico. Impossibile una richiesta di grazia che, tra l'altro, nessuno mai concederebbe”, anche perché ha precisato Manconi “non ha una condanna definitiva Cospito”. Abbiamo chiesto di chi sarà la responsabilità se Cospito morisse nelle mani dello Stato. Ci ha risposto Manconi: "Non voglio prendere in considerazione questa ipotesi estrema. Spero non ci sia. Penso che attualmente si possa ancora intervenire per risolvere la situazione senza che ciò comporti un cedimento dello Stato. Sappiamo chi ha in mano questa decisione e cioè il ministro Carlo Nordio”. Proprio il Guardasigilli due giorni fa ha firmato il rigetto per la revoca del 41 bis.

Nel provvedimento tra l’altro si legge: “Alfredo Cospito ha iniziato lo sciopero della fame, forma di protesta tradizionalmente non violenta che invece, nel caso di specie, ha assunto un significato assolutamente opposto. La dimostrazione la si trae da una frase pronunciata da Cospito: ‘il corpo è la mia arma’. Il corpo di Alfredo Cospito è divenuto il catalizzatore che serviva all’azione strategica del detenuto che chiedeva unità di intenti e obiettivi pur lasciando a ciascuna formazione la libertà e l’autodeterminazione in relazione alla tipologia di atti da compiere.

Le vicende che si sono verificate e registrate dimostrano che lo scopo è stato raggiunto”, ha sottolineato il Guardasigilli. Su questo punto Manconi ha fatto il seguente commento, integrando la risposta alla nostra domanda, ossia se la decisione del Ministro sia tecnica o politica: “Quanto sia politica la decisione di Nordio lo si vede anche da un altro passaggio del provvedimento in cui si legge che lo sciopero della fame apparterrebbe alla categoria della nonviolenza, tranne che in questo caso perché Cospito ha detto "il corpo è la mia arma". Scambiarla per una dichiarazione di violenza e volontà di armarsi è analfabetismo funzionale, grammaticale e sintattico”.

Inoltre per Manconi “è una decisione strettamente e squisitamente politica, che non a caso arriva dopo due settimane in cui è stata allestita una campagna politica tesa all'invenzione del nemico. La simulazione di una guerra portata allo Stato, uno stato di assedio che la nostra Repubblica starebbe subendo per le iniziative anarchiche.

Oggi, rispetto agli anni '70, non c'è alcun assalto allo Stato, nessun attentato alla nostra Repubblica”. Infine quella di Cospito "non è una simulazione, non è uno sciopero della fame per finta ma una forma di lotta consapevole. Questa forma di lotta personale può prevedere nell'ideologia di Cospito anche la sua conclusione tragica”. Tra le altre motivazioni addotte dal Guardasigilli leggiamo: “Permane immutata la capacità del detenuto di orientare le iniziative di lotta della galassia anarco insurrezionalista verso strategie e obiettivi sempre più rilevanti.

I profili di pericolosità correlati al ruolo associativo di Alfredo Cospito (al di là della sua partecipazione di tipo concorsuale negli specifici episodi illeciti) risultano confermati dal moltiplicarsi delle azioni intimidatorie e violente seguite alla adozione del regime carcerario differenziato da parte di gruppi anarco insurrezionalisti”. Secondo Rossi Albertini, “da Nordio arriva una motivazione debole perché non affronta la qualità dell'associazione e svia sulle novità contenute nella mia richiesta del 13 gennaio di revocare il 41 bis all'anarchico”. Il legale poi ha sottolineato che nel provvedimento non si fa alcun accenno alla opzione che veniva dal capo della Procura nazionale antimafia, Giovanni Melillo di spostare Cospito dal 41 bis all'alta sorveglianza con censura.

E ora cosa si può fare? “Tutte le strade sono inefficaci – spiega l’avvocato - . Presentare un nuovo reclamo al tribunale di sorveglianza? Il precedente ha richiesto 8 mesi, del tutto incompatibili con la salute di Cospito”. Scettico anche sulla decisione della Cassazione del 24 febbraio: “In questo clima avvelenato da Stato d'assedio il partito della fermezza crea la pre-condizione per un giudizio non favorevole”.

Il legale ha poi proseguito: “Sarebbe ingenuo pensare che la decisione di Nordio non influisca sulla Cassazione”. E conclude: “Possibile che nel 2023 possa morire un anarchico in carcere per lo sciopero della fame? Possibile che nessuno proponga una soluzione? Io do per scontato che finirà male”.