Intesa. Alla fine l'epilogo sa di pasticcio e di pezza messa sul buco ma comunque ha consentito ai migranti salvati, ieri, dalla Alex Mediterranea, di raggiungere la terraferma. Dopo un tira e molla con Malta, mentre si rincorrevano conferme e smentite, i 54 naufraghi vedono finalmente la loro meta a portata di mano. Tredici, quattro donne incinte e bambini, sono già stati trasbordati da una motovedetta della guardia costiera, gli altri attendono l'arrivo di imbarcazioni maltesi per giungere a La Valletta. L'accordo con Malta prevede che l'Italia prenderà 55 migranti già in terra maltese a fronte dei 54 che, come detto, arrivano sull'isola del mediterraneo.

Il salvataggio di Mediterranea

Lo stesso copione della Sea Watch rischiava di ripetersi nel mediterraneo ieri. La barca a vela della ong italiana Mediterranea, la Alex Mediterranea, ha tratto in salvo 54 persone alla deriva su un barcone in acque libiche. Tra loro 11 donne di cui tre incinte, bambini piccoli, uomini e ragazzi che hanno ricevuto i primi soccorsi, intanto l’imbarcazione fa rotta verso l’Italia. Puntuale il tweet di Salvini: vadano in Tunisia.

Notizia Shock

Intanto una notizia che, se confermata nei prossimi giorni, determinerebbe una situazione dai risvolti imprevedibili.Notizia shockIl governo di Tripoli guidato da Fayez Serraj starebbe “valutando la chiusura di tutti i centri di detenzione dei migranti e il rilascio di tutti i detenuti in Libia, con l'obiettivo di garantire la loro sicurezza".Lo riporta il sito The Libya Observer che cita a proposito il ministro dell’Interno tripolino Fathi Bashagha.

Numeri contrastanti

Anche l’Ansa registra la novità parlando, attraverso fonte attendibile, di almeno 6-7mila migranti sparsi nei centri intorno la capitale.Invece l’Oim (Organizzazione mondiale per le migrazioni) solo due giorni fa aveva calcolato un numero di ameno 3mila persone. In ogni caso si gratta di quantità difficili da accertare vista la situazione di guerra in Libia e l’esistenza di numerosi centri illegali mai controllati.Un’altra prova di questa situazione sta nelle cifre fornite a dicembre dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati: 4900 tra migranti e rifugiati.

La strage di Tajoura

L’annuncio di Tripoli arriva dopo la strage del centro di detenzione di Tajoura, colpito da un bombardamento nel quale hanno perso la vita almeno 53 persone con 130 feriti.Anche in questo caso le cifre divergono tra loro visto che la Mezzaluna Rossa riferisce cifre superiori di vittime e soprattutto episodi nei quali le guardie di Serraj avrebbero sparato alle spalle di chi tentava di scappare. L’Onu è infuriato. Nonostante il centro fosse nei pressi di una base militare, quindi sotto costante pericolo, le autorità –scrivono in una nota i responsabili delle Nazioni Unite –“hanno continuato a trasferire migranti e rifugiati nel centro.La Libia non è un porto sicuro"Circa 600, tra cui donne e bambini, erano trattenuti contro la loro volontà al momento dell'attacco". Inoltre – si aggiunge nella nota -"il fatto che oltre 3mila profughi e migranti intercettati in mare siano stati riportati in Libia nel 2019 è profondamente preoccupante. Questo è accaduto nonostante il chiaro fatto che, come il segretario generale dell'Onu Guterres ha sottolineato in una dichiarazione il 4 aprile 2019, Nessuno può affermare che la Libia sia un porto di sbarco sicuro a questo punto".