PHOTO
Carlo Nordio, ministro della Giustizia
La questione intercettazioni spacca la maggioranza e anche in modo clamoroso. Oggi alle 14 scadeva il termine nelle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera per presentare gli emendamenti al decreto-legge 10 agosto 2023, n. 105 che, tra le varie modifiche, estende la disciplina dell’uso delle intercettazioni per reati di criminalità organizzata anche ad altri tipi di delitti, come il traffico illecito di rifiuti e sequestro di persona a scopo di estorsione.
Questo era stato richiesto da diversi Procuratori antimafia, come Giovanni Melillo, ed è stato tramutato in norma grazie al consenso del fidato consigliere di Giorgia Meloni, in materia di giustizia, Alfredo Mantovano. Ebbene, fonti autorevolissime della maggioranza ci hanno riferito che il Governo ha chiesto a Forza Italia di ritirare i propri emendamenti perché non coerenti con la volontà dell’Esecutivo. “Se il Governo ha una linea, deve essere sostenuta da tutti”, ci ha detto la nostra fonte.
Come raccontato al Dubbio dal forzista Tommaso Calderone le loro proposte di modifica si muovevano in chiave garantista: far sì che nei cosiddetti brogliacci le intercettazioni irrilevanti non siano evidenziate da alcuna annotazione di contenuto, l’uso del trojan consentito solo per reati gravi e gravissimi, cioè mafia e terrorismo, imporre al giudice di indicare in modo specifico, e non per relazione, i motivi per cui le intercettazioni sono necessarie al prosieguo dell’indagine e i gravi indizi che ne sono il presupposto, l’utilizzabilità delle intercettazioni in altro procedimento consentita solo per i reati per quali è obbligatorio l’arresto in flagranza, abrogazione della parte della norma che prevede la retroattività. In pratica la mini riforma delle intercettazioni targata Fi viene repressa dal fuoco amico di Lega e Fratelli D’Italia, isolando sempre di più gli azzurri dai partiti che sostengono questo Governo.
Se il no agli emendamenti fosse stato rivolto ad esempio ad un esponente del (fu) Terzo Polo sarebbe stato un contro, ma qui l’asse Mantovano – Meloni con il probabile appoggio della responsabile giustizia della Lega Giulia Bongiorno ha sbattuto la porta sul muso a una componente della maggioranza che senza Berlusconi ha forse meno potere contrattuale ma paradossalmente si sente più libera di premere l’acceleratore su riforme garantiste. Dunque quella norma, almeno sul piano delle intercettazioni, non si tocca, tanto è vero che il Carroccio, da quanto appreso, sul tema non ha presentato emendamenti. In pratica Fratelli d’Italia e Lega preferiscono tenersi la norma Bonafede - che in parte sarebbe stata abrogata con l’emendamento di Fi nella parte in cui estende ai reati contro la Pa il “virus- spia”.– invece che ripristinare una interpretazione normativa più garantista.
Preferiscono sostenere la retroattività della norma, bocciata da tutti i costituzionalisti ed esperti di diritto, rifiutano così di tornare anche a quanto previsto dalla Sentenza a Sezioni Unite Cavallo (che è la norma secondo la quale “i risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, salvo che risultino indispensabili per l'accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l'arresto in flagranza”, ndr). E che paradossalmente è tra gli obiettivi da perseguire nell’elenco di quelli enunciati dalla Relazione messa a punto dalla Commissione Giustizia del Senato al termine dell'indagine conoscitiva. Avete ragione: regna una certa confusione sul terreno della giustizia, soprattutto se ci aggiungiamo l’ipotesi, tirata fuori da Liana Milella su Repubblica, che Nordio per il prossimo Cdm stia preparando misure per ridurre l’uso delle intercettazioni in maniera più soft rispetto alla proposta degli azzurri ma altrettanto necessaria - diciamo noi - per far ingoiare a Fi il ritiro degli emendamenti.
Abbiamo interpellato Via Arenula a cui però non risulta nulla in merito. E abbiamo cercato di capire qualcosa dai forzisti ma le bocche sono cucite. Chi invece va dritto e veloce come un Tav è il deputato di Azione Enrico Costa che ha presentato al testo sei emendamenti: il Pm al termine delle indagini preliminari deve depositare agli atti un resoconto dettagliato delle spese effettuate per le intercettazioni; le testate giornalistiche che hanno pubblicato atti di indagine coperti dal segreto perdono, per l’anno in cui si è consumata la violazione, il diritto di ottenere contributi dallo Stato; le intercettazioni col trojan non potranno essere attivate quando l’apparecchio si trova in un luogo di privata dimora, salvo che si ritenga che il quel luogo si stia consumando il reato; il trojan può essere disposto esclusivamente per reati associativi. Nel caso in cui tale emendamento non fosse accolto si propone che il trojan venga autorizzato dal Tribunale in composizione collegiale. Il trojan si può utilizzare esclusivamente per registrare conversazioni e non per altre finalità, quali ad esempio acquisire screenshot, video, files. Infine stop alle intercettazioni a strascico.