Dopo tre anni di indagini la procura di Bergamo ha chiuso l'inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid nella prima fase della pandemia. Una quindicina le persone indagate tra le quali figurano il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, l'allora premier Giuseppe Conte, e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, e l'ex assessore al Welfare Giulio Gallera. Indagato anche Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell'emergenza. Cuore dell'inchiesta il mancato adeguamento del piano pandemico e la mancata zona rossa in Val Seriana.

"Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l'inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura”, commenta Giuseppe Conte. “Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani – dice l'ex presidente del Consiglio - per avere operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica”.

“Io personalmente, come figlia di una vittima del Covid, sono grata alla Procura di Bergamo per il lavoro immane e puntiglioso che ha fatto in questi tre anni. Insieme al mio team legale e all'associazione dei famigliari delle vittime che noi rappresentiamo, 'Sereni e sempre uniti' non possiamo che esprimere una soddisfazione interiore perché la Procura di Bergamo con questo risultato ha dato onore a tutti nostri cari che non ci sono più e ne ha rispettato i famigliari, ascoltando la loro voce e dando le risposte alle domande che avevano posto già tre anni fa”, dichiara a LaPresse, Consuelo Locati, coordinatrice del team legale associazione familiari vittime “Come team legale - aggiunge - siamo veramente molto contenti e onorati di avere contribuito, seppur in minima parte, a tutto questo lavoro della Procura in cui abbiamo sempre avuto fiducia e che ha riconosciuto anche il nostro lavoro come avvocati, soprattutto nella ricerca di una verità che possa dare giustizia a tutte le persone che non ci sono più e i cui famigliari noi rappresentiamo”.