Periodicamente la cronaca riporta l'esistenza di indagini o l’esecuzione di arresti nei confronti di appartenenti alla polizia penitenziaria accusati di maltrattamenti, lesioni e finanche torture nei confronti dei detenuti.

Anche ieri ci siamo svegliati con questa notizia che non desta più neanche tanto stupore, è diventato il segreto di Pulcinella che nelle carceri italiane la situazione è diventata insostenibile.

La notizia di ieri però riguarda un istituto minorile, il Beccaria di Milano, e indubbiamente desta maggior allarme: al Beccaria i detenuti sono poco più che ragazzini a cui lo Stato deve garantire percorsi di risocializzazione e reinserimento ancor più efficaci.

L’opera di reinserimento dei minori detenuti deve essere più incisiva, sono i più bisognosi tra i detenuti, sono quelli che dobbiamo assolutamente cercare di recuperare. Poi si scopre che l' orrore del carcere riguarda anche loro, senza eccezioni, ed in alcuni casi in maniera ancor più preoccupante rispetto al circuito penitenziario ordinario.

L’O.C.C. del GIP di Milano descrive un consolidato sistema violento nel Beccaria e la raccapricciante violenza di un branco contro un diciassettenne inerme.

Il procuratore Viola parla di brutta pagina per lo Stato. Al momento vige la presunzione di innocenza per tutti gli agenti colpiti dall’indagine.

I fatti, qualora fossero confermati dal vaglio processuale, impongono una seria riflessione: non esistono mele marce, si tratta di un albero da abbattere. La disumanità e la barbarie del sistema carcere dove vige la cultura della sopraffazione impone un ripensamento radicale del sistema carcerario italiano.

*Vice presidente Carcere Possibile Onlus