“REATO DI PARENTELA”

VINCENZO IMPERITURA Calabria, il comune vara la “white list” parentale per il bando delle borse- lavoro

I candidati devono dimostrare di non convivere con un parente che abbia riportato condanne per il 416 bis

VINCENZO IMPERITURA

Il lavoro in Comune sì, ma solo se non convivi con la famiglia sbagliata. Ha diviso il paese la decisione dell’amministrazione di Polistena – poche migliaia di abitanti nel cuore della piana di Gioia Tauro, in Calabria – di escludere una parte della cittadinanza dal bando pubblico per l’accesso a 40 borse lavoro dedicate alle fasce di popolazione più povere.

Un bando comunale destinato ai cittadini fino ai 40 anni d’età a cui però è precluso l’accesso ai parenti conviventi dei condannati per reati di mafia. Una sorta di esasperazione delle “white list” prefettizie che si usano per i contratti con la pubblica amministrazione ma che, in questa occasione, è disegnato su base familiare.

Approfittando degli aumenti economici agli amministratori disposti con un uno degli ultimi decreti del governo Draghi, l’amministrazione comunale guidata da Michele Tripodi ha pensato bene di investire quel surplus finanziario per sostenere un progetto di avviamento al lavoro in una delle zone d’Italia più colpite dalla disoccupazione. Centomila euro, in tre anni, che anziché rimpolpare i conti di sindaco e assessori saranno destinati al finanziamento dell’iniziativa: 400 euro al mese per sei mesi per ogni assegnatario del “posto”.

Per accedervi, oltre a certificare la mancanza di reddito, il candidato deve però dimostrare di non convivere con un parente che abbia riportato condanne per reati legati al 416 bis, l’associazione mafiosa. Un provvedimento “limite” che sembra teso a “spalmare” le responsabilità penali personali con il proprio nucleo familiare e che, in centri come quello del reggino, finisce per colpire una parte non trascurabile della popolazione. Lo stesso ex sindaco del paese – per dieci anni braccio destro dello stesso Tripodi in Comune – si era dimesso, pochi mesi dopo l’elezione a primo cittadino e senza mai essere stato sfiorato dalle indagini, a causa degli arresti eseguiti su richiesta della distrettuale dello Stretto che avevano coinvolto il suocero ed altri parenti da cui lo stesso politico aveva comunque preso le distanze.

L’iniziativa è stata annunciata con un video sui canali social del comune: «Il bando - dice Tripodi – è un’iniziativa che l’amministrazione comunale ha adottato innanzitutto per dare una risposta alla disoccupazione dilagante e al bisogno sociale che c’è, in un momento in cui la crisi economica ci sta travolgendo». Ma è nei requisiti per l’accesso alle borse lavoro che le cose non tornano. Il candidato infatti, oltre a non avere riportato alcuna condanna penale, ad essere senza lavoro e dichiarare un reddito basso, deve anche «non avere, all’interno del proprio nucleo familiare, persone condannate per il delitto di cui all’articolo 416 bis». Una discriminante – quella del “casellario familiare” pulito – che ha fatto andare su tutte le furie le opposizioni in consiglio. «Si materializza lo squallore culturale dell’antimafia da fumetto – tuona sui social il capogruppo d’opposizione Francesco Pisano –. La mafia si sconfigge con gli esempi, con la cultura e con l’inclusione che strappi attraverso percorsi lavorativi come in questo caso, eventuali “affiliazioni” e culture contrarie alla convivenza civile. La responsabilità penale è personale e nessuno deve essere colpevolizzato per colpe altrui».

E mentre la polemica sul bando per il lavoro che non c’è che esclude i parenti dei condannati per mafia cresce, coinvolgendo anche la terza opposizione in consiglio ed allargandosi ai cittadini, il sindaco orgogliosamente comunista di Polistena difende le proprie scelte.

«Dal bando sono esclusi coloro che convivono con persone che hanno condanne – rincara Tripodi ai microfoni di LacNews24 –. Dalle nostre parti questo fatto è indice di più di un sospetto, perché se una persona vuole può prendere le distanze. Chi non accetta quel modo di vivere se ne va da un’altra parte. Queste persone – conclude il sindaco – abbiano la bontà, troveranno sistemazione da un’altra parte ma non al comune di Polistena».