Il papà di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace, sta consumando gli ultimi giorni della sua vita a causa della leucemia. Ma l’ex primo cittadino non può abbracciarlo per l’ultima volta.

Lo scorso ottobre è stato accusato dalla procura di Locri di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Lucano è attualmente sottoposto al divieto di dimora. È di fatto, privato della libertà. E quando una persona è sottoposta a limitazioni e, soprattutto, vengono intaccati i diritti umani, c’è il garante nazionale Mauro Palma che interviene. Così è accaduto eri.

«Il divieto di dimora che ha impedito all'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano di vedere il padre, 93 anni e malato di leucemia, ha un sapore punitivo che, in qualche, modo non corrisponde al modo in cui i provvedimenti sono stati pensati e istituiti, come il confinamento», ha detto Mauro Palma, esprimendo preoccupazione di questa distorsione.

«Quando alcuni provvedimenti raggiungono dei livelli così forti, tanto da toccare uno dei principi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo nell'ambito del diritto al mantenimento dei rapporti affettivi, acquistano una fisionomia diversa e un significato diverso rispetto a quello che dovrebbero avere», aggiunge il Garante.

Le parole del Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà a sostegno di Mimmo Lucano non sono le sole arrivate in questi giorni, da quando si è diffusa la notizia che il divieto di dimora impedisce all’ex sindaco di Riace di salutare il padre morente.

Oltre a Roberto Saviano, che nelle scorse ore si era unito agli appelli di migliaia di persone comuni che invocavano l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché fosse consentito a Lucano di salutare di tornare a Riace per visitare il padre, c’era stato anche un tweet polemico di Beppe Fiorello sul fatto che mentre i mafiosi sono ai domiciliari, Mimmo Lucano invece «non può nemmeno stringere la mano del padre nel momento più duro dell’esistenza umana, l’addio alla vita. Vergogna!».

I mafiosi in realtà in carcere ci sono. Ma perfino quelli in 41 bis, com’è giusto che sia, hanno la possibilità di usufruire – a discrezione della magistratura – un permesso di necessità per poter abbracciare l’ultima volta i proprio cari morenti. Quindi, va da sé pensare, che anche l’ex sindaco di Riace ha il diritto di poter usufruire di un permesso speciale.

L’affettività è un principio salvaguardato, appunto, da tutti gli organismi internazionali che si occupano dei diritti umani. Nel frattempo, dall’esilio di Caulonia, dove vive ospite in un appartamento dallo scorso ottobre, l’ex sindaco di Riace fa sapere che «anche se mio padre non dovesse farcela, non chiederò il permesso di tornare a Riace», perché «chiedo giustizia, non pietà».