SUCCEDE A ROMA

Nuovo annullamento con rinvio per l’ex politico: per le toghe del Riesame doveva restare ai domiciliari

Nuova pronuncia della Corte di Cassazione sul caso dell’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, imputato nel processo ' Rinascita Scott' per concorso esterno in associazione mafiosa ed altri reati. Pittelli, arrestato e condotto in carcere nel dicembre del 2019 dai carabinieri insieme ad oltre trecento persone nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla procura antimafia di Catanzaro, è tuttora ai domiciliari. Gli Ermellini, dopo l’udienza dello scorso 21 ottobre, hanno accolto l’istanza degli avvocati Salvatore Staiano, Gian Domenico Caiazza e Guido Contestabile e annullato con rinvio ( motivazioni ancora non note) l'ordinanza dello scorso 21 luglio con cui il Tribunale della Libertà di Catanzaro aveva rigettato la richiesta di scarcerazione - dai domiciliari alla libertà - di Giancarlo Pittelli. Una prima istanza di rimessione in libertà presentata dai difensori al Tribunale di Vibo Valentia, fondata sulla mancanza, per l'emissione della misura cautelare, del presupposto dei gravi indizi, era stata dichiarata inammissibile dai giudici. I legali si erano quindi rivolti al Tribunale della Libertà di Catanzaro, che aveva a sua volta rigettato la richiesta, giudicandola infondata. Da qui la decisione dei difensori di presentare ricorso alla Cassazione, che ha annullato con rinvio la decisione dei giudici di Catanzaro, disponendo che lo stesso collegio si ripronunci sulla richiesta dei legali dell'ex parlamentare.

La vicenda dell’esecuzione penale di Pittelli è complessa e caratterizzata da ricorsi e controricorsi da parte della procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, e il team difensivo. Questo annullamento segue di pochi mesi quello con cui la stessa Corte di Cassazione lo scorso luglio aveva cancellato con rinvio un’altra ordinanza del Tribunale di Catanzaro ai danni di Pittelli. Secondo la Suprema Corte di Cassazione c’è «carenza di motivazione» nell’ordinanza del Tribunale che lo scorso 5 aprile, accogliendo l’istanza della procura della Repubblica del capoluogo calabrese, aveva ripristinato il carcere per l’ex politico. L’origine di questo secondo filone è nella lettera che Pittelli aveva inviato all’ex ministro per il Sud Mara Carfagna, lettera in cui le chiedeva aiuto per la profonda prostrazione derivante da una dura detenzione. La Cassazione ha sostenuto che sarebbe dovuto essere preso in considerazione lo stato di salute mentale dell’uomo, a rischio suicidario. Inoltre ha stigmatizzato l’ordinanza per non aver preso in considerazione un altro punto sollevato dalla difesa, ossia che «il diritto di corrispondere con i parlamentari, garantito dall'art. 18ter Op al detenuto», non può «soffrire limitazioni in capo a chi si trovi sottoposto al regime degli arresti domiciliari». Per la difesa è paradossale che tale diritto sia concesso a chi sta in carcere e vietato a chi sta ai domiciliari. «Da quasi tre anni, Giancarlo Pittelli, cittadino incensurato, è privato della libertà personale, senza che le accuse ai suoi danni siano passate al vaglio di un processo» scrive Umberto Baccolo, portavoce del Comitato Pittelli. «Ma la sentenza di oggi ( ieri, ndr) conferma che ogni volta che il “caso Pittelli” viene sottoposto al vaglio accurato della Corte di Cassazione la posizione dell’imputato si ridefinisce e alleggerisce. È come se, ogni volta crollasse un pezzo di una coltre pesante di pregiudizio. I percorsi della giustizia sono complessi, ma la fiducia in essa non deve abbandonare mai i cittadini desiderosi della verità», conclude Baccolo.