Ormai l’affaire Cospito ci consegna ogni giorno un bollettino di notizie provenienti da ogni dove. Stamane ne abbiamo tre. La prima: nella Relazione annuale sulla politica dell'informazione per la sicurezza, presentata da direttore dell'Aisi, Mario Parente, si evince come «La lotta alla “repressione” evocata dalla galassia anarchica “ha registrato nuovo slancio sulla scia dei diversi pronunciamenti giudiziari emessi nel corso dell'anno a carico di militanti anarchici e, soprattutto, in relazione all'applicazione del regime carcerario del 41bis al leader della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale (FAI/FRI) Alfredo Cospito, da ottobre in sciopero della fame».

L’intelligence aggiunge anche che «oltre a numerosi presidi nei pressi di penitenziari e palazzi giudiziari e cortei in centri cittadini, scanditi, in diverse occasioni, da episodi di vandalismo e momenti di tensione con le forze dell'ordine - si legge nel documento di 100 pagine - l'evento ha poi dato avvio a una veemente mobilitazione, sostenuta e animata da numerose sigle, italiane ed estere, che si rifanno, per metodiche operative, alla parabola eversivo-terroristica della FAI/FRI. L'eco della «solidarietà rivoluzionaria» per il noto esponente anarchico detenuto in Italia si è, infatti, «repentinamente irradiata anche al di fuori dei confini nazionali, con molteplici sortite in vari Paesi europei, in Sud America e negli Stati Uniti. Uno scenario che ha avvalorato valutazioni d'intelligence circa l'estensione e l'intensità dei collegamenti internazionali anarco-insurrezionalisti in grado di agire da moltiplicatore delle capacità offensive, non solo in conseguenza dell'effetto aggregante e amplificatorio della rete, ma anche grazie alla rilevata mobilità di militanti anarchici da un Paese all'altro in un'ottica di reciproco supporto in occasione d'iniziative propagandistiche e mobilitative, specie lungo l'asse euro-mediterraneo dell'anarchismo Spagna-Italia-Grecia, storicamente contraddistinto da importanti contatti d'area». Insomma, paradossalmente, Cospito con il suo digiuno, dall’impenetrabile 41 bis, getta maggiore benzina sul fuoco appiccato dai suoi compagni che stanno fuori.

La seconda: piena sintonia invece tra il sottosegretario alla Giustizia Delmastro delle Vedove di Fdi e la corrente più conservatrice dell’Anm, Magistratura indipendente. Il primo in mattinata dirama la seguente nota: «Le clamorose e sanguinarie minacce indirizzate alla magistratura a seguito del provvedimento emesso a carico di Cospito impongono una immediata riflessione sulla necessità di predisporre una tutela. Lo Stato deve agire subito a protezione di tutti i giudici che hanno emesso provvedimenti nei confronti di Cospito. Lo Stato non indietreggia, lo Stato non si fa intimorire, lo Stato difende i suoi servitori».

Poche ore più tardi arriva il comunicato sottoscritto da tutti i consiglieri al Csm di Mi (Paola D’Ovidio, Maria Vittoria Marchianò, Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra, Edoardo Cilenti, Eligio Paolini,Dario Scaletta) con cui si annuncia il depositato al Comitato di Presidenza di una richiesta di pratica a tutela dei magistrati del Collegio decidente della Cassazione e di tutti i magistrati che nelle diverse funzioni e sedi si sono occupati della vicenda Cospito. A spingerli a tale richiesta, tra l’altro, dichiarazioni rilasciate dal difensore di Cospito, Rossi Albertini: «“volevano il martire e ora lo avranno. Pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. Questa decisione dimostra che sbagliavamo” “viviamo la sentenza come una condanna a morte” finendo per definire la sentenza frutto di “una scelta politica”». A ciò si aggiunge anche quanto descritto dai giornali, compresi noi del Dubbio, che abbiamo dato conto dell’atmosfera fuori la Cassazione e in altre città d’Italia: «la sentenza è stata seguita da diffuse espressioni lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e certamente tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento e alla credibilità della funzione giudiziaria (“Fuori è rabbia cieca. Le decine di anarchici riuniti dalla mattina urlano di tutto. “Vergogna” è l’espressione che risuona più delle altre. Un manifestante dice: “sapevamo che erano servi e venduti, ora sappiamo che sono assassini”». Addirittura viene riportata una espressione di Luigi Manconi «“leggeremo le motivazioni della sentenza ma fin da ora posso dire che siamo di fronte ad un verdetto iniquo”» quale motivazione per chiedere la pratica a tutela. Un manifestante dice: “sapevamo che erano servi e venduti, ora sappiamo che sono assassini”». 

La terza: intanto «Bisognerà tentare nuove strade che non abbiamo già percorso in precedenza, anche fuori dall'Italia», ha riferito Rossi Albertini, dopo aver incontrato l'anarchico nel carcere milanese di Opera. Infatti la difesa starebbe valutando un ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo. Inoltre ha riferito che Cospito «non è assolutamente demoralizzato. È lucido e determinato. Assolutamente convinto delle proprie ragioni. Non arretra. Una persona che è convinta di sé e di quello che sta facendo». Ma di questo ed altro si parlerà oggi alla conferenza stampa convocata alle 16 del 1 marzo da Rossi Albertini e Manconi alla Sala Nassirya del Senato, a cui parteciperanno diversi parlamentari tra cui Ilaria Cucchi, Riccardo Magi, Gianni Cuperlo, Giuseppe de Cristofaro, Angelo Bonelli.