Nel dibattito politico e istituzionale albanese cresce la tensione. L’Associazione nazionale dei giudici ha diffuso una nota durissima contro il primo ministro Edi Rama, accusandolo di aver esercitato indebite pressioni sulla magistratura nel caso che riguarda la sospensione del vicepremier e ministra delle Infrastrutture e dell’Energia, Belinda Balluku. La misura, adottata dalla Corte speciale, è ora all’esame della Corte costituzionale, ma la presa di posizione del premier ha generato un fronte critico compatto nel mondo giudiziario.

L’Associazione afferma di provare «preoccupazione e indignazione» per il modo in cui il premier avrebbe affrontato una procedura ritenuta di esclusiva competenza del potere giudiziario.

Secondo le toghe, il ricorso alla Corte costituzionale promosso da Rama, insieme alle sue dichiarazioni pubbliche, avrebbe inviato un «messaggio di pressione» ai magistrati coinvolti nel dossier Balluku. Un messaggio che, a loro avviso, rischia di alimentare sfiducia verso le istituzioni giudiziarie e di creare terreno fertile per iniziative politiche che possano «erodere» l’indipendenza del sistema.

Il comunicato richiama con forza i principi di separazione ed equilibrio dei poteri, definiti come fondamento imprescindibile della democrazia. La magistratura, afferma l’Associazione, resta un pilastro dello stato di diritto e non può essere esposta a dichiarazioni o comportamenti che possano apparire come interferenze nei processi in corso. A sostegno della propria posizione, i giudici ricordano che la Commissione europea ha più volte segnalato nelle sue relazioni annuali un clima di pressioni politiche esercitate da figure governative di primo piano sul sistema giudiziario albanese.

Secondo la nota, l’interferenza nell’attività dei giudici mentre le procedure sono in corso rappresenta «la forma più pericolosa» di violazione del principio di separazione dei poteri. Per questo l’Associazione ribadisce che i magistrati «sono soggetti solo alla Costituzione e alle leggi», invitando il governo e tutte le istituzioni politiche a rispettare senza eccezioni l’autonomia del potere giudiziario.