«Le accuse contro Mimmo Lucano si sono rivelate inconsistenti e ad oggi il modello Riace è ancora un esempio di accoglienza e integrazione in tutto il mondo. È assurdo quindi che la Rai continui a non voler trasmettere "Tutto il mondo è paese", la fiction, prodotta da lei, che racconta di questa meravigliosa esperienza di solidarietà». A scriverlo su Facebook è il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. «Il Coordinamento provinciale di Sinistra Italiana di Cosenza - prosegue l'esponente di Leu - ha presentato un esposto alla magistratura per chiederne la trasmissione. Attendiamo ora - conclude Fratoianni - che la giustizia faccia il suo lavoro. Sappiamo di essere dalla parte giusta». La fiction, in cui Beppe Fiorella interpreta l'ex sindaco di Riace, era stata eliminata la prima volta dal palinsesto dopo le polemiche scatenate dalla Lega e la richiesta (andata a buon fine) in commissione vigilanza del forzista Maurizio Gasparri di cancellarla dalla programmazione, a settembre 2018. Ad agosto, anche a seguito delle pronunce di Tar e Consiglio di Stato, che hanno di fatto riabilitato il modello Riace confermando l'illegittimità della chiusura dei progetti d'accoglienza da parte del Viminale, la notizia del ripensamento: dopo tre anni d'attesa, stando al listino di pubblicità di Viale Mazzini, la fiction era stata calendarizzata per fine novembre. Ma nei giorni scorsi è arrivato il passo indietro, annunciato da Riccardo Laganà, membro del cda Rai. «Nonostante la pronuncia del Consiglio di Stato la fiction su #domenicolucano rimane in un cassetto con grande dispiacere», aveva annunciato su Twitter. Secondo il Consiglio di Stato, il ministero dell’Interno non avrebbe potuto chiudere i progetti d’accoglienza nella città dei bronzi, respingendo il ricorso avanzato dal Viminale dopo che, lo scorso anno, il Tar di Reggio Calabria aveva messo nero su bianco l’illegittimità di quella decisione. Partendo, intanto, dal mancato invio di una diffida vera e propria, tant’è vero che le criticità evidenziate dal ministero non avevano impedito la proroga del progetto. Ma soprattutto, il ministero dell’Interno non avrebbe mai contestato puntualmente al Comune le irregolarità rilevate, né avrebbe assegnato un termine entro cui risolverle. E nonostante questo, ad ottobre 2018, pochi giorni dopo l’arresto dell’allora sindaco Domenico Lucano, che di quel progetto era l’anima, il ministero dell’Interno allora guidato da Matteo Salvini aveva disposto il trasferimento dei migranti, riportando il paese di nuovo allo spopolamento. E «che il “modello Riace” fosse assolutamente encomiabile negli intenti ed anche negli esiti del processo di integrazione – si legge nella precedente sentenza del Tar – è circostanza che traspare anche dai più critici tra i monitoraggi compiuti». Insomma, quell’atto non aveva fondamento. Ma i progetti, ormai, sono chiusi, Riace è di nuovo vuota e la fiction non può andare in onda. Il tutto mentre il paese perde il suo nuovo sindaco, di fede leghista: per il tribunale di Locri e la Corte d'Appello di Reggio Calabria, infatti, Antonio Trifoli non avrebbe potuto candidarsi, in quanto dipendente a tempo determinato del Comune. Una nuova tegola, che avvia il Comune verso nuove elezioni.