IL RETROSCENA

Da una parte ci sono i “pompieri”, che provano a gettare acqua sul fuoco per non compromettere il rapporto con l’Unione europea, da un lato, e con Bankitalia, dall’altro. Dall’altra ci sono i “piromani”, che dopo aver appiccato il fuoco si godono lo spettacolo e, vedendo che l’incendio rischia di scemare, tornano a gettare un po’ di benzina. Manovra, è scontro tra Forza Italia e Fd’I Meloni: «Bankitalia? nessuna critica vera»

Rampelli al Dubbio: «La coperta è corta, servono cambiamenti ma senza traumi»

Da una parte ci sono i “pompieri”, che provano a gettare acqua sul fuoco per non compromettere il rapporto con l’Unione europea, da un lato, e con Bankitalia, dall’altro. Dall’altra ci sono i “piromani”, che dopo aver appiccato il fuoco si godono lo spettacolo e, vedendo che l’incendio rischia di scemare, tornano a gettare un po’ di benzina. In mezzo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per la quale sulla manovra «da Bankitalia non sono arrivate critiche sostanziali».

È la fotografia dell’attuale momento della maggioranza, dove Fratelli d’Italia prova a ricucire ora dopo ora gli strappi causati da alcune delle norme presenti in manovra, dalla possibilità per i commercianti di non accettare pagamenti con il pos sotto i 60 euro all’innalzamento del tetto ai contanti a 5mila euro.

Al tempo stesso, però, alcuni dei “pompieri” di Fd’I devono guardarsi le spalle dai “piromani” presenti nel resto della maggioranza, da Forza Italia alla Lega, che puntano ad alzare il livello dello scontro nella speranza di approvare qualche emendamento di proprio gradimento.

In mezzo c’è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i ministri più coinvolti dalla manovra, cioè Giancarlo Giorgetti, titolare dell’Economia, e Raffaele Fitto, responsabile della messa a punto del Pnrr. Che è, o quantomeno dovrebbe essere, la stella polare che guida l’operato del governo, come ricordato anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

«Noi vogliamo imprimere cambiamenti nelle scelte economiche del paese, perché per questo siamo stati votati - dice al Dubbio Fabio Rampelli, fedelissimo di Giorgia Meloni e nella stanza dei bottoni quando c’era da formare il governo - Ma al tempo stesso non vogliamo creare traumi».

Quel che è certo, continua l’esponente di Fd’I, è che «la coperta è molto corta e il margine in legge di bilancio per correzioni o miglioramenti è residuo».

Dichiarazioni che fanno il paio con quelle di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e cognato della presidente del Consiglio, per il quale il governo è «convinto» delle proprie idee ma anche «abbastanza intelligente da rispettare le idee degli altri e ove ci dimostrassero siano migliori delle nostre, applicarle». Insomma acqua, acqua e ancora acqua sul fuoco, soprattutto sulla norma legata all’uso del Pos, che verrà quasi certamente rivista, con l’abbassamento della soglia entro la quale i commercianti sono esentati dall’accettare i pagamenti elettronici.

E mentre la Cisl annuncia che si riunirà in assemblea giovedì prossimo per proporre miglioramenti alla manovra, avvertimenti in materia sono arrivati anche da Bruxelles, e in un periodo in cui il governo deve correre per raggiungere gli obiettivi del Pnrr previsti per il 2022, uno scontro con l’Ue non è esattamente la priorità. Nelle stesse ore in cui Rampelli e Lollobrigida aprivano a modifiche alla manovra, anche accogliendo le riserve di Ue e via Nazionale, ecco che da Forza Italia, per bocca di Maurizio Gasparri, arriva un attacco a Bankitalia. Che secondo il senatore azzurro «sale in cattedra per esprimere opinioni discutibili sull’uso del contante, con una sollecitudine che non ha dimostrato in passato, quando, ad esempio, sotto i suoi occhi distratti si consumava il disastro Monte dei Paschi di Siena».

Chi è tornato sui suoi passi, passando in poche ore da “piromane” a “pompiere”, è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, secondo il quale sul tetto al contante «il governo non farà barricate», anche se «sul tetto al contante non faremo passi indietro». Che poi torna sulla polemica con palazzo Koch e spiega di non voler alimentare altre polemiche. Che a quelle già ci pensano gli alleati.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIORGIA MELONI E IL PREMIER FRANCESE EMMANUEL MACRON AL VERTICE EU DI TIRANA