“C’è il forte timore di perdere i fondi del Pnrr, la giustizia necessita, invece, di immediati e importanti investimenti. Al raggiungimento dei troppo ambiziosi obbiettivi di riduzione dell’arretrato e della durata dei processi è stata condizionata l’erogazione dei finanziamenti previsti dal Pnrr in misura così rilevante che mai prima il comparto giustizia si era visto assegnare. Senza tali finanziamenti con quali soldi il ministero intende valorizzare delle risorse umane, attuare la digitalizzazione ed innovazione tecnologica, riqualificare il patrimonio immobiliare?”.

A dirlo il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, Sergio Paparo, oggi durante il suo intervento in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, facendo riferimento all’atto di indirizzo politico istituzionale per il 2024 reso noto nelle scorse settimane dal Ministro della Giustizia.

“Sul fronte carcere suscita amarezza il preannuncio, da parte ministeriale, di interventi dedicati quasi esclusivamente al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del personale penitenziario e dei sistemi di sicurezza senza che una sola parola sia spesa sui veri e propri drammi dei nostri istituti carcerari: sovraffollamento e condizioni di vita assolutamente disumane per i detenuti – ha sottolineato Paparo -. Se le forze politiche badassero di più alla sostanza piuttosto che alla ricerca del consenso elettorale, sarebbe giunto il momento di valutare in Parlamento la necessità di un intervento di indulto e/o di amnistia che, lo ricordo, sono strumenti di politica penitenziaria e non atti di buonismo o lassismo”.

“La Giurisdizione va tutela preservandola dalle dinamiche della ricerca a tutti i costi del consenso elettorale, che troppo spesso tracima nel populismo, rispettandone la sua funzione, le sue regole e, soprattutto dei suoi soggetti, siano essi giudici, avvocati o personale amministrativo – ricorda il presidente Paparo -. Abbiamo assistito a fenomeni di intimidazione, non solo mediatica, nei confronti di magistrati colpevoli soltanto di aver emesso provvedimenti giudiziari frutto di interpretazione di norme non in linea con il volere di maggioranza e governo. E’ interesse di tutti che i nostri giudici non siano e non si sentano in alcun modo condizionati nell’esercizio della loro funzione interpretativa delle norme, in questo consiste il valore dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura”.

“Nel Tribunale di Firenze ormai da oltre dieci anni, grazie alla lungimiranza dapprima del Presidente Ognibene e poi della Presidente Rizzo, si è sviluppato un metodo di lavoro fondato su tavoli comuni e permanenti della Presidenza del Tribunale con il Consiglio dell’Ordine e la dirigenza amministrativa - sottolinea Paparo - . Un modo di operare essenziale che consente di condividere e valorizzare progetti e risorse che, altrimenti, rischierebbero di disperdersi in iniziative parziali ed inefficaci. Questo confronto continuo e sistematico è stato applicato anche con riguardo alla formazione delle tabelle e dei programmi di gestione per la riduzione del contenzioso arretrato ed anche per la costituzione e gestione degli Uffici per il processo. E’ un modo di lavoro che meriterebbe di essere elevato a sistema ed in tal senso mi permetto di sollecitare l’attenzione e la considerazione del Consiglio Superiore della Magistratura”.

“La gestione telematica di tutti processi deve superare l’attuale, anacronistico, impianto basato sul sistema dei depositi a mezzo posta elettronica certificata, con la realizzazione di una piattaforma unica, gestita dal Ministero della Giustizia, basata sul sistema “upload” che liberi il limitato personale amministrativo dalle incombenze non necessarie di accettazione e validazione dei depositi di atti e documenti – auspica Paparo -. Il tutto con i conseguenti adeguamenti dei codici processuali a detta tecnologia, anche per evitare il sovrapporsi di confuse normazioni secondarie”.