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La lotta della magistratura onoraria per veder riconosciuta la propria opera come lavoro subordinato non si ferma: in tutta Italia — da Gorizia a Torino, da Vasto e Santa Maria Capua Vetere a Napoli, Palmi e Messina — si moltiplicano i flash mob davanti ai Palazzi di Giustizia e le astensioni dalle udienze. Dopo il sostegno ufficiale da parte della nuova giunta nazionale dell’Anm arrivano messaggi di appoggio anche da parte delle sezioni locali, come quella del Trentino Alto Adige, la cui presidente Consuelo Pasquali sottolinea «la necessità e urgenza, proprio in questo periodo di pandemia, di riconoscere un vero status giuridico ed economico a questa categoria di magistrati, che fa parte dell’ordine giudiziario e contribuisce da più di vent'anni, in maniera seria e professionale, ad amministrare il servizio giustizia».
Non è finita qui: ieri, in una nota, i senatori del Pd Valeria Valente e Franco Mirabelli, rispettivamente relatrice del ddl sulla magistratura onoraria e capogruppo in commissione Giustizia, hanno sostenuto la necessità di convocare al più presto «un tavolo delle forze di maggioranza per affrontare in maniera più complessiva e organica i nodi aperti, in modo da individuare rapidamente il percorso più utile per dare finalmente risposte adeguate, a partire dal reperimento delle ulteriori risorse necessarie a completare la riforma. Come Pd — aggiungono i due senatori — abbiamo lavorato per portare avanti, in commissione Giustizia, una riforma della magistratura onoraria in grado di affrontare i nodi rimasti aperti dal 2017, soprattutto per i magistrati in servizio all’approvazione della riforma Orlando.
Il calendario dei lavori parlamentari purtroppo da diverse settimane è bloccato, essendo possibile solo il varo di provvedimenti relativi all’emergenza covid e alle conseguenti misure economiche. Ma la riforma dovrà comunque andare in aula nelle prossime settimane nei tempi necessari per evitare intrecci con la possibile entrata in vigore della riforma del 2017». A controbattere alle dichiarazioni dei dem è però un’associazione dei togati onorari, Assogot: «L’ipotesi di convocare un tavolo giunge fuori tempo massimo.
Non è più tempo di estenuanti trattative che finiscono nel nulla, come è avvenuto nella vicenda del tavolo tecnico del precedente governo. Ribadiamo la necessità di provvedere con decretazione d’urgenza a fornire soluzioni immediate e in linea con i principi costituzionali in materia di giusta retribuzione e con le norme comunitarie e nazionali che tutelano i lavoratori. In epoca di Covid non possiamo attendere oltre, se la politica ci vuole dare un riscontro lo faccia subito, così avremo avuto dal 2020 almeno un risultato positivo».
Ma forse la novità più significativa è che di «decretazione d’urgenza» ha parlato ieri in una nota anche il \ Vittorio Ferraresi: «Penso non sia più rinviabile un intervento immediato che possa dare tranquillità alla magistratura onoraria, modificando la disciplina attuale con dei correttivi indispensabili, in una situazione già critica. Con adeguati correttivi e risorse aggiuntive, partendo da quelle già oggetto di proposte di maggioranza, possiamo dare un segnale importante di tutela per chi ha svolto e continua a svolgere un’attività fondamentale per lo Stato, e ragionare successivamente di una complessiva riforma di un settore essenziale per il nostro sistema giudiziario».
Una prospettiva di fatto evocata anche dalle senatrici M5S Grazia D’Angelo, capogruppo in commissione Giustizia, ed Elvira Evangelista, vicepresidente della commissione e relatrice della riforma: serve, dicono, una «deroga della presidenza del Senato» per «esaminare velocemente il ddl sulla magistratura onoraria». Se non arrivasse, aggiungono, servirà «un altro intervento immediato». Un decreto, appunto.
Ieri, dopo 14 giorni di sciopero della fame, i giudici onorari del Tribunale di Palermo Sabrina Argiolas e Vincenza Gagliardotto hanno interrotto la loro iniziativa nonviolenta «a seguito dei recenti contatti istituzionali e politici qualificati, riponendo fiducia nell’impegno assunto, in tale fase di emergenza pandemica ancora in atto, per una risoluzione celere e con decretazione d’urgenza» che consenta di riprendere «l’attività lavorativa con la serenità e le legittime tutele giuslavoriste». Il decreto è dunque sempre più l’attesa primaria degli stessi magistrati onorari.