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Ai fini dell'assegno di mantenimento in caso di divorzio bisogna tener conto anche del periodo della convivenza prematrimoniale “nei casi peculiari in cui il matrimonio si ricolleghi a una convivenza” della coppia “avente i connotati di stabilità e continuità, in ragione di un progetto di vita comune, dal quale discendano anche reciproche contribuzioni economiche”. Questo nei casi in cui “emerga una relazione di continuità tra la fase 'di fatto' di quella medesima unione e la fase 'giuridica' del vincolo matrimoniale”.
Lo ha stabilito la Corte Costituzionale le cui Sezioni Unite Civili si sono pronunciate su questione di massima di particolare importanza enunciando il principio per cui “ai fini dell'attribuzione e della quantificazione” dell'assegno divorzile “avente natura, oltre che assistenziale, anche perequativo-compensativa”, nei casi in cui il matrimonio si ricolleghi a una convivenza prematrimoniale della coppia “va computato anche il periodo della convivenza prematrimoniale, ai fini della necessaria verifica del contributo fornito dal richiedente l'assegno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune e personale di ciascuno dei coniugi, occorrendo vagliare l'esistenza, durante la convivenza prematrimoniale, di scelte condivise dalla coppia che abbiano conformato la vita all'interno del matrimonio e cui si possano ricollegare, con accertamento del relativo nesso causale, sacrifici o rinunce, in particolare, alla vita lavorativa/professionale del coniuge economicamente più debole, che sia risultato incapace di garantirsi un mantenimento adeguato, successivamente al divorzio”.
“Una sentenza rivoluzionaria sul piano giuridico e giudiziario, nonché su quello culturale e sociale”, secondo Gian Ettore Gassani, presidente dell'Ami, Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani. “Per la prima volta viene attribuita alla convivenza prematrimoniale un'importanza decisiva ai fini del calcolo dell'assegno di mantenimento per il coniuge economicamente più debole in sede di divorzio - spiega Gassani - Molte coppie convivono per tanti anni prima di sposarsi. Spesso le scelte più importanti vengono condivise durante questa fase prematrimoniale e sovente si tratta di scelte che condizionano la coppia e le prospettive personali e lavorative di uno dei due partners. Dunque la Cassazione ha elevato l'asticella culturale del Paese conferendo alla pregressa convivenza prematrimoniale un valore importante anche per calcolare l'assegno di divorzio sulla base, appunto, di tutto ciò che è accaduto ed è stato scelto dai coniugi prima di sposarsi”.
“Si può dire che questa sentenza rappresenta una rivoluzione copernicana del diritto di famiglia italiano perché vengono valorizzati i sacrifici e le rinunce che un convivente può aver fatto in favore dell'altro prima di convolare a nozze. Dunque la convivenza non è più 'terra di nessuno' o un periodo insignificante ma viene ritenuta dalla Cassazione come un tutt'uno con il matrimonio. Non c'è dubbio che questa sentenza proietti l'Italia in Europa dal punto di vista del diritto di famiglia”, conclude il presidente dei matrimonialisti italiani.