«Concordo con il ministro della Giustizia francese, Eric Dupond- Moretti. Gli ex militanti di estrema sinistra italiani, per i quali la Corte di Cassazione d’oltralpe si esprimerà in merito alla loro estradizione in Italia, sono dei terroristi». Il senatore Alberto Balboni ( FdI), avvocato e presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, non usa giri di parole e si esprime con la solita schiettezza.

Senatore Balboni, la Suprema Corte francese potrebbe autorizzare l’estradizione dei terroristi rifugiatisi in Francia negli anni scorsi. Potrebbe essere fatta, dunque, giustizia?

Io penso che la vera vergogna sia rappresentata dal fatto che dopo tanti anni i terroristi di cui stiamo parlando siano ancora in Francia. Un paese rispettoso delle leggi e della democrazia, proprio come la Francia, non avrebbe dovuto permettere una situazione del genere. Fu Mitterand a imporre un certo orientamento, perdurato talmente tanti anni per cui inevitabilmente questi terroristi si sono rifatti una vita Oltralpe. Ma questo non può essere l’argomento per impedire l’estradizione. I terroristi si sono rifatti una vita contro i principi democratici per cui la responsabilità penale è sempre personale e non possono esserci ideologie, malintesi o forme di difesa dei propri ideali tali da giustificare chi ha ucciso delle persone.

Il guardasigilli francese si è espresso chiaramente nei confronti degli ex militanti di estrema sinistra…

Il ministro Eric Dupond- Moretti ha fatto bene a chiamare terroristi i soggetti sui quali si esprimerà la Corte di Cassazione. È stato chiarissimo. La lotta armata la Francia l’ha combattuta come ha potuto e quando ha potuto. Non capisco a questo punto perché proprio la lotta armata in Italia possa essere ritenuta legittima dalla Francia. Se si ammette un principio, sbagliatissimo, per cui se tu commetti un reato, perché hai degli ideali, quel reato è giustificabile, siamo fuori dallo Stato di diritto. Anche in Francia c’è un principio della separazione dei poteri. Il potere esecutivo non ha ovviamente la possibilità di decidere se concedere l’estradizione o meno. Tuttavia, non possiamo neppure assistere a questo gioco delle parti, secondo il quale il ministro della Giustizia dice che abbiamo ragione e poi i magistrati si uniformano ad una dottrina, sviluppata per anni dalle massime istituzioni francesi, e decidono in un altro modo. Spero che i giudici francesi, nella loro autonomia, comprendano che non ci può essere nessuna ideologia tale da giustificare chi ha ammazzato delle persone. Stiamo parlando di assassini e terroristi. Cosa ancora più grave è il fatto che sono state uccise delle persone per affermare una aberrante ideologia. E questa è una aggravante.

Hanno influito anche certi metodi politici del passato rispetto al giustificazionismo affermatosi in Francia?

Certo. La Francia con la “dottrina Mitterand” si è posta fuori dallo Stato di diritto e dal rispetto dei principi democratici. Inoltre, consentendo a questi terroristi di rifarsi una vita, ha contravvenuto all’elementare dovere che ha ogni Stato di perseguire chi commette gravissimi reati. Stiamo parlando di persone ammazzate. Siamo o non siamo in Europa? Se siamo in Europa, non ci possono essere zone d’ombra per le quali si arriva all’impunità. Certe persone professavano in modo abnorme degli ideali di sinistra. Ma non può essere questa la coperta sotto la quale nascondere le efferatezze che hanno commesso. Lo Stato italiano aveva e ha tutto il diritto di rendere giustizia alle vittime dei reati. Queste ultime, a differenza dei terroristi, purtroppo, non hanno potuto rifarsi una vita. I terroristi paradossalmente sono stati premiati da uno Stato che accetta i principi di diritto ai quali si ispirano pure l’Italia e tutta l’Unione europea. Le vittime dei reati sono invece al cimitero. Io mi auguro, come cittadino italiano, prima di tutto, che la magistratura francese non continui a osservare la “dottrina Mitterand”. Sarebbe paradossale se, nella vicenda che stiamo commentando, la Francia volesse venire a darci lezioni di democrazia.

La sentenza della Corte di Cassazione francese potrebbe chiudere un capitolo o mantenere ancora una ferita aperta per l’Italia?

Se i giudici dovessero rifiutare l’estradizione, la ferita rimarrà aperta. Non ci sono dubbi su questo. Ne soffrirebbe di sicuro l’immagine della Francia non quella dell’Italia. Il nostro paese ha dovuto subire nel passato un atteggiamento particolare della Francia. Più questo atteggiamento perdura più si consuma una sorta di affronto non allo Stato italiano, ma ai sentimenti di giustizia degli italiani. Una cosa che è molto più grave, a mio avviso. Spero quindi che sia fatta giustizia. Il Brasile si è mosso, seppur in ritardo, nel caso di Cesare Battisti. Non vedo perché non debba farlo la Francia, uno Stato di diritto che non ha nulla da invidiare al Brasile.