Una sentenza, la prima in ordine di tempo, che potrebbe segnare una piccola rivoluzione nel mondo dei rapporti economici tra privati e pubblica amministrazione, consentendo ai creditori privati, i cui pagamenti sono rimasti invischiati in fallimenti, dissesti e messe in liquidazione di enti pubblici e società partecipate, di recuperare il loro denaro rifacendosi direttamente sulla Presidenza del Consiglio.

Nei giorni scorsi infatti il Tribunale di Roma ha accolto uno dei tanti ricorsi presentati dello Studio Ontier, guidato dall’avvocato Francesco Verri, emettendo un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo nei confronti della Presidenza del Consiglio, che ora dovrà sostituirsi ad un Comune in dissesto finanziario e saldare l’intero valore di un credito vantato da una società privata.

Una prima ma significativa rivoluzione che potrebbe mettere fine a contenziosi pendenti da anni tra società private e pubblica amministrazione e che scaturisce dalla decisione della Corte europea dei Diritti dell’uomo che a gennaio e a marzo aveva stabilito che a fare da garante per i debiti di alcuni enti locali ( e delle loro società partecipate e “in house”) doveva essere il Governo centrale. Nella sostanza, con la loro sentenza, i giudici di Strasburgo avevano stabilito che quando gli enti locali non rispettano i loro obblighi con i loro creditori – anche a causa di fallimento – la responsabilità deve ricadere sullo Stato centrale, stabilendo il principio che il mancato pagamento dei debiti da parte di una amministrazione pubblica violi non solo il diritto di proprietà ma, in caso di una sentenza, anche il diritto al giusto processo.

L'avvocato francesco Verri

A seguito della decisione di Strasburgo del gennaio scorso, il governo aveva 90 giorni di tempo per saldare il credito vantato da una società privata nei confronti di un Comune dichiarato in dissesto finanziario. Pagamento che però, allo scadere della data, non è arrivato. Da qui il ricorso al Tribunale di Roma, effettuato dallo studio legale Ontier, che nei giorni scorsi, forte di quel pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo, ha emesso il primo decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo nei confronti della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Sono migliaia i ricorsi di società private rimaste, loro malgrado, spesso vittime della cattiva gestione delle società partecipate degli enti pubblici ( spesso semplici poltronifici privi della minima copertura finanziaria e sovente con più amministratori e dirigenti piazzati lì dalla politica che dipendenti) che pendono attualmente a Strasburgo. Ricorsi che potrebbero segnare un cambio di passo significativo per le aziende, spesso anche piccole, che vantano crediti considerati ormai di fatto inesigibili nei confronti della pubblica amministrazione. Secondo i dati del ministero dell’Economia diffusi nel 2024, in Italia esistono più di 5mila società partecipate che si occupano, sul territorio, delle materie più diverse: dalla raccolta dei rifiuti, alla gestione dell’acqua e del verde pubblico. Di queste, racconta il Corriere della Sera, più di mille sono in liquidazione o sottoposte a procedure concorsuali che sono, in genere l’anticamera di fallimenti che si trascinano fino a dieci anni e che spesso si concludo lasciando i creditori con un pugno di mosche in mano.

«È un fatto rivoluzionario – dice l’avvocato Francesco Verri al Dubbio – anche se il pagamento dei debiti alle imprese dovrebbe essere semplice normalità. A distanza di 9 mesi è il caso di dire senza inutili infingimenti che noi di Ontier abbiamo ufficialmente trovato la soluzione all’enorme problema di imprese, banche e fondi alle prese con l’inadempimento o il ritardo dei pagamenti della pubblica amministrazione locale e delle società partecipate, anche fallite».