È stata concessa dall'Austria l'estradizione di Gun Ufuk, il turco di 28 anni accusato di essere uno degli scafisti del caicco schiantatosi su una secca al largo di Cutro il 26 febbraio, provocando la morte accertata di 94 persone.

La notizia è stata comunicata ieri mattina in Tribunale a Crotone, in apertura dell'incidente probatorio nei confronti dei quattro presunti scafisti indagati dalla procura per omicidio colposo, disastro colposo e favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Nel corso dell’udienza, il pubblico ministero di Graz ha informato le parti dell’approvazione della richiesta di estradizione in videcollegamento con il Tribunale di Crotone, richiesta che entro dieci giorni dovrà essere perfezionata. Ufuk potrebbe dunque partecipare alle prossime udienze dell’incidentze probatorio, fissate il 2 e il 4 maggio.

In aula, ieri, due soli indagati: il turco Sami Fuat, 50 anni, e Khalid Arslan, pakistano di 25 anni. Assente il giovane che in un primo momento era finito davanti al gip del Tribunale dei minorenni di Catanzaro, in quanto considerato 17enne, nei cui confronti, dunque, l’incidente probatorio si è tenuto nel capoluogo calabrese.

A parlare, ieri, tre pakistani sopravvissuti alla tragedia che, incalzati dal pubblico ministero Pasquale Festa, hanno ricostruito i momenti che hanno caratterizzato il viaggio, dalla partenza da Izmir fino al tragico epilogo davanti alle coste italiane. Il primo a parlare è stato Khan Azif, cuoco pakistano di 37 anni, che è tornato sul tema del video con il quale Khalid Arslan avrebbe chiesto ai migranti di inneggiare agli organizzatori del viaggio. «Ci chiedevano di dire di essere i migranti di Ali Hassan, che eravamo sulla barca di Ali Hassan e che eravamo arrivati in Italia», ha dichiarato. Ma ci sarebbe solo un video di questo genere, mentre a immortalare i momenti del viaggio sarebbero stati tutti i migranti a bordo in possesso di un telefono, come aveva evidenziato nel corso della scorsa udienza il legale di Arslan, Salvatore Perri.

Azif ha anche riconosciuto il turco arrestato in Austria come colui che conduceva la barca, mentre l'altro indagato di nazionalità turca sarebbe rimasto sempre nella cabina di pilotaggio senza mettere mano al timone. In merito al ruolo dei due pakistani, secondo la testimonianza avrebbero avuto il compito di tradurre gli ordini impartiti dai turchi e di tenere i rapporti con i migranti fornendo loro informazioni sul viaggio, previa consultazione con i comandanti. Una circostanza che potrebbe accordarsi con quanto sostenuto sin dall’inizio dal difensore dei pakistani, secondo cui tale ruolo non sarebbe dimostrazione di una partecipazione all’associazione che ha organizzato il viaggio.

Confermato anche il cambio di imbarcazione avvenuto in mare aperto dopo qualche ora dalla partenza, a causa di un malfunzionamento della prima barca. Sia Khan Azif sia il secondo testimone, Ali Kheser, di 25 anni, hanno confermato Ufuk e Fuat erano a bordo della seconda imbarcazione - la stessa che si è spezzata in due davanti alle coste crotonesi - quando è avvenuto il trasbordo. Presenti anche sulla prima, invece, i due pakistani partiti con i camion da Istanbul. Khan Azif, che soffrendo d'asma stava spesso in coperta, ha raccontato di aver saputo dai due connazionali indagati che i turchi volevano riportare la barca ad Izmir. Ma a condurre il caicco, al momento dello schianto, ci sarebbe stato un quinto scafista, la cui foto non è presente nell’album fotografico esibito dalla procura: potrebbe trattarsi, dunque, del siriano deceduto o di un altro presunto scafista al momento irreperibile.

Una volta avvenuto l’incidente, ha spiegato Azif, gli scafisti avrebbero abbandonato la barca lanciandosi in mare aggrappati a delle camere d'aria di pneumatici: «Il primo a lanciarsi è stato Ufuk - ha spiegato il teste - e poi due dei quali non ci sono le foto». Per le prossime udienze l'avvocato Salvatore Perri ha annunciato che Arslan potrebbe fare dichiarazioni spontanee.