Colpo alla cupola Perdenti in Sicilia, ma non negli Usa. Gli Inzerillo, gli Spatola, i Mannino... insomma gli “Scappati”, in fuga negli anni 80 dalla carneficina di Totò Riina, hanno costruito ponti, traffici di droga e affari di ogni tipo sulla rotta Palermo- New York.

Fino all’operazione di ieri, battezzata «New Connection», di polizia di Stato e Fbi, con 19 arrestati, compresi i boss Inzerillo e il sindaco di Torretta. Il blitz è scattato all’alba, assestando un duro colpo al patto instaurato tra Cosa nostra palermitana e la potente Gambino Crime Family di New York, nonchè al saldo controllo del territorio della famiglia mafiosa di Passo di Rigano: dalla fornitura alimentare all’ingrosso alle classiche estorsioni, passando per la gestione dei giochi e delle scommesse on line.

In cima alla lista i boss Francesco e Tommaso Inzerillo, «u truttaturi» e «u muscuni», fratello e cugino di Totuccio, il re del traffico internazionale di droga che nel 1981 Riina volle morto.

La rifondazione di Cosa Nostra Nomi pesanti, da sempre; inseriti già nell’ordinanza del processo Spatola firmata nel 1980 dal giudice istruttore Giovanni Falcone. Più recentemente Settimo Mineo, il gioielliere catturato a dicembre 2018 nell’operazione «Cupola 2.0», indicato come il capo della ricostituita Commissione provinciale, voleva coinvolgerli nel processo di rifondazione, ma erano rimasti defilati, ancorati al loro potere e ai loro affari piantati saldamente su un pezzo strategico di Palermo, pronti a riprendersi al momento opportuno lo scettro strappatogli con il sangue da Riina.

Poi il sindaco di Torretta Salvatore Gambino che risponde di concorso esterno in associazione mafiosa. «Non gli ho fatto vincere io le elezioni?», si vantava Simone Zito intercettato: residente in America, in una intercettazione rivela di essere stato l’artefice dell’elezione alla carica di sindaco di Torretta Salvatore Gambino, anche lui finito in manette.

Calogero Zito, figlio 32enne di Simone, nato negli Stati Uniti e residente a Torretta, tra gli arrestati, discute invece con un altro uomo dell’assegnazione degli incarichi di consiglieri ed assessori del comune di Torretta, indicandone i nomi, incarichi poi effettivamente assunti dai soggetti indicati.

«Con questa operazione si mettono le mani su un gruppo di mafiosi che erano la storia di Cosa nostra, erano i perdenti che erano scappati per non essere uccisi dai corleonesi. Ma non è finita», hanno detto gli inquirenti