“È curioso che il ministro chieda chiarimenti su un procedimento a lui ben noto, su cui egli stesso riconosce di avere avuto diverse interlocuzioni con gli uffici”. Lo afferma il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia in un’intervista a Repubblica sul caso dell'evasione di Artem Uss, su cui il Guardasigilli Carlo Nordio ha disposto accertamenti di natura ispettiva.

“Prima chiediamo ai giudici di considerare il carcere come estrema possibilità. Poi accade l’evasione, che purtroppo è accaduta, e siamo pronti a dire che è colpa loro, che hanno sbagliato i giudici. Ma così non va”, aggiunge Santalucia, “da quella parte politica non si accusano spesso i magistrati di ricorrere troppo alle catture, e alle celle dei penitenziari? Stavolta ci si accusa del contrario. Ma mi pare che, in ogni caso, il ministro della Giustizia conoscesse il caso, in tutti i suoi vari passaggi”. 

“Il sistema processuale vuole che il carcere preventivo sia l'extrema ratio perché bisogna tutelare la libertà personale. Il nostro sistema è incentrato su questi principi”, sottolinea Santalucia. “La Corte d'appello di Milano - osserva  - ha applicato la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e ha considerato che il nostro codice pretende che, per disporre la custodia cautelare in carcere, si motivi specificamente perché non è possibile applicare i domiciliari con braccialetto. La Corte d'appello - prosegue il presidente del sindacato delle toghe - ha messo in luce gli aspetti concreti della vicenda che sorreggevano il giudizio di adeguatezza della misura dei domiciliari con braccialetto elettronico. In questi casi, si tratta di giudizi prognostici ad elevata discrezionalità. Non vuole dire che se, come in questo caso, avviene un'evasione, quella prognosi sia stata frutto di un comportamento censurabile”.