La vicenda della fuga a Mosca del russo Artem Uss, detenuto in Italia e fuggito dai domiciliari lo scorso 22 marzo, «è un fatto abbastanza grave. Mi riservo, quando torno in Italia, di parlarne anche con il ministro Nordio per capire bene come sono andate le cose. Ma sicuramente ci sono delle anomalie, e l’anomalia principale credo sia la decisione della Corte d'Appello di offrire gli arresti domiciliari con motivazioni discutibili e di mantenere quella decisione anche quando c'era una iniziativa sull'estradizione, perché ovviamente in quel caso il rischio di una fuga diventa più evidente». A dirlo è la premier Giorgia Meloni, in un punto stampa durante la sua visita ad Addis Abeba.

Per Meloni il guardasigilli «ha fatto bene ad avviare un'azione disciplinare. Segnalo - ha proseguito la premier - che non eravamo stati informati a livello di intelligence dalle altre intelligence sulla natura della figura (di Uss, ndr). Sapevamo che c'era una richiesta del Dipartimento di Stato americano per questioni di frode fiscale».

Nei giorni scorsi il guardasigilli infatti ha disposto accertamenti di natura ispettiva per capire i criteri con cui sono stati decisi gli arresti domiciliari per l’imprenditore russo, figlio di Aleksandr governatore della regione di Krasnoyarsk, evaso dalla sua abitazione alle porte di Milano all'indomani del sì all'estradizione negli Stati Uniti dove è accusato di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio. Bloccato il 17 ottobre scorso a Malpensa, Uss è rimasto in carcere fino al 2 dicembre: con ordinanza del 25 novembre la Corte di Appello di Miliano gli ha concesso gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in una villetta in affitto a Basiglio, Milano.

I giudici di Milano: “Nordio poteva chiedere il carcere”

Nella risposta alla richiesta di chiarimenti del guardasigilli, i giudici sottolineano che in materia di estradizione la legge è chiara: la corte d’Appello (articolo 299, comma 4 del codice di procedura penale) non può aggravare d'ufficio la misura cautelare applicata se non nel caso di trasgressione, mentre secondo l'articolo 714 (dello stesso codice) “in ogni tempo la persona della quale è domandata l'estradizione può essere sottoposta, a richiesta del ministro della Giustizia, a misure coercitive”. Invece né il ministero, né la procura generale hanno presentato appello al tribunale del Riesame. Non essendo stato avanzata nessuna richiesta di aggravamento da chi era autorizzato a farlo (Ministero e pg), la Corte d'Appello non avrebbe potuto sostituire la misura in atto, in assenza di violazione delle prescrizioni.

La Corte, inoltre, ha ritenuto di non dover proseguire con la custodia in carcere in quanto il manager, accusato dagli Usa di aver ottenuto tecnologia militare e di aver contrabbandato milioni di barili di petrolio e riciclato decine di milioni di dollari per oligarchi russi, avrebbe “intrapreso un percorso di progressivo spostamento del centro dei propri interessi economici e familiari in Italia”. Tra questi - come emerge dall'ordinanza dello scorso 25 novembre - gli “investimenti di carattere immobiliare”, con un hotel in Sardegna e l'acquisto della moglie nel giugno 2022 , “in regime patrimoniale di comunione dei beni con il marito”, di una villetta “all'interno del complesso residenziale” nel Comune all'interno del Parco Agricolo Sud del capoluogo lombardo.

La procura generale di Milano: “Ci siamo opposti ai domiciliari ritenendo il pericolo di fuga concreto”

A rispondere alla richiesta di chiarimenti del ministro, ieri, anche la procura generale di Milano, guidata dalla procuratrice Francesca Nanni, che si era opposta ai domiciliari, ritenendo il pericolo di fuga concreto. Di fronte alla decisione dei giudici della quinta sezione della corte d'appello di Milano di concederli, la procura generale avrebbe potuto fare ricorso in Cassazione, ma a condizione che ci fossero le premesse necessarie ossia, “nel caso in cui Artem Uss avesse violato almeno una delle prescrizioni” imposte con la custodia domiciliare: un’eventualità che non si è mai verificata durante la permanenza di Uss ai domiciliari.

La procura generale ha quindi sottolineato di essersi opposta in modo netto all'istanza difensiva degli arresti domiciliari sostenendo necessario il mantenimento della custodia cautelare in carcere per l'imprenditore: un parere, firmato dalla stessa Nanni insieme al sostituto Giulio Benedetti, in cui si osservava come le ingenti disponibilità economiche dell'uomo e i suoi legami internazionali rendessero concreto il pericolo di fuga. Nel documento, inoltre, veniva ricordato un precedente di fuga di un anno prima in cui un soggetto era scappato durante l'iter di estradizione evadendo dagli arresti domiciliari. 

Tutte le tappe prima della fuga di Artem Uss

Nella relazione della Corte d’Appello di Milano a Via Arenula, si ripercorrono tutte le fasi di una vicenda che sempre più assume i connotati di una spy story. Artem Uss viene arrestato a Malpensa lo scorso 17 ottobre a Malpensa su mandato di arresto internazionale perché sospettato di aver acquistato dagli Stati Uniti componenti elettronici destinati a equipaggiare aerei, radar o missili, e di averli rivenduti a compagnie russe eludendo le sanzioni in vigore. L'8 novembre la difesa chiede i domiciliari, in attesa dell'udienza che dovrà decidere sull'estradizione, e arriva il sì: è proprietario di una casa, ha interessi in Italia, gli viene ritirato il passaporto e questo rende meno probabile il pericolo di fuga, a dire dei giudici milanesi. Domiciliari (a cui si era opposto il pg Giulio Benedetti) che vengono accordati il 25 novembre scorso, ma che diventano effettivi quando arriva il braccialetto elettronico ossia il 2 dicembre 2022. Domiciliari che procedono senza intoppi fino al 21 marzo 2023 quando arriva il sì all'estradizione negli Usa per violazione all'embargo nei confronti del Venezuela e frode bancaria. Il giorno dopo, il 22 marzo, alle ore 13.52 scatta l'allarme (innescato dal braccialetto elettronico) alla centrale operativa dei carabinieri di Milano, allarme che viene inoltrato ai colleghi di Corsico i quali pochi minuti dopo, esattamente alle 14.07, arrivano dal complesso di Cascina Vione, nelle campagne intorno a Basiglio, ma l'appartamento di Artem Uss è ormai vuoto. Da quanto ricostruito nelle indagini, affidate al pm Giovanni Tarzia, l'imprenditore russo in poche ore ha lasciato l'Italia, con documenti falsi e grazie a una rete di persone (4-5 gli indagati) che gli hanno agevolato la fuga.