«La separazione delle carriere è la riforma delle riforme, l'unica che ha la forza di cambiare la giustizia di questo Paese». Così il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, sabato in chiusura della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario, è tornato su uno dei cavalli di battaglia dei penalisti, sottolineando che ora «c'è la concreta possibilità che questa idea di civiltà diventi realtà» e assicurando l'impegno «a lavorare pancia a terra» per questo obiettivo, nella consapevolezza che «sarà un percorso duro».

Caiazza ha annunciato che le Camere penali territoriali metteranno in campo una serie di iniziative e mobilitazioni per «creare consenso popolare intorno al percorso parlamentare della legge», forti del fatto che «il consenso popolare è dalla nostra parte». «La prescrizione, interventi necessari e urgenti sui decreti attuativi della riforma Cartabia» e «la difesa del diritto fondamentale alle impugnazioni, che non può continuare a essere messo in discussione», ha detto e ha ricordato «l'imminenza della costituzione di un tavolo di lavoro, frutto delle nostre proposte, confermata dal ministro Nordio, per un confronto con magistrati e accademia».

«La certezza della pena non è la certezza del carcere» per questo«si deve lavorare per rafforzare le misure alternative», ha sottolineato ricordando alcuni dati: «Dei 57mila detenuti nelle carceri italiane 40mila sono in esecuzione pena. Ci sono 70mila condannati che scontano la pena con misure alternative e 90mila liberi che hanno ottenuto la sospensione dell'esecuzione della pena per misure alternative». Quindi «se vogliamo difendere il principio che la certezza della pena non è certezza del carcere dobbiamo pretendere l'esecutività delle misure alternative», ha concluso Caiazza.