LA POLEMICA

È durato oltre un’ora il Consiglio dei ministri di ieri che ha approvato il decreto legge per fornire sostegno militare e aiuti umanitari all’Ucraina.

GIACOMO PULETTI L’Italia invierà armi a Kiev, ok in Cdm E Salvini si allinea

Pronto il decreto per dare sostegno militare all’Ucraina e accogliere i profughi. Prorogato anche lo stato d’emergenza

È durato oltre un’ora il Consiglio dei ministri di ieri che ha approvato il decreto legge per fornire sostegno militare e aiuti umanitari all’Ucraina. Nello specifico, dopo il voto del Parlamento sarà il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ad adottare un decreto interministeriale per la cessione di armi a Kiev. Pronti missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg e munizioni che saranno ceduti «alle autorità governative ucraine», mentre la Nato si occuperà della consegna logistica.

L’Italia si allinea così a diversi altri paesi, dalla Germania alla Francia, fino alla Svezia e perfino alla Svizzera, che hanno deciso di appoggiare militarmente il governo del presidente Volodymyr Zelenskyj nella battaglia contro Mosca, come ha fatto per la prima volta nella sua storia anche l’Unione europea.

La maggioranza dunque non ha vacillato, come si poteva temere da alcune dichiarazioni arrivate in mattinata soprattutto da ambienti leghisti. Tuttavia, prima della riunione a palazzo Chigi il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha telefonato al leader del Carroccio, Matteo Salvini, per chiarire gli ultimi dubbi dell’ex ministro dell’Interno. Il quale ha confermato «massimo sostegno» ma invitando «alla cautela e alla massima diplomazia».

Poche ora prima del Cdm, in visita per un momento di preghiera al convento di San Francesco di Assisi, Salvini aveva tuttavia sottolineato che «non bisogna rispondere alla guerra con un'altra la guerra, altrimenti si fa difficile fermarla», annunciando al tempo stesso l’okay alle misure del governo.

Il quale ha ricevuto una sponda anche dall’opposizione di Fratelli d’Italia, che in maniera ancor più forte della Lega si è detta pronta a sostenere le scelte dell’esecutivo. «Questo è il momento dell’unità», ha spiegato Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato e colonnello di Giorgia Meloni, dicendosi «ottimista» su una risoluzione parlamentare condivisa che affronti la questione ucraina.

Una piccola crepa si è aperta invece nel Movimento 5 Stelle, con il senatore Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri di palazzo Madama, che ha detto di non votare «qualsiasi provvedimento varato dal governo che preveda l’invio di armi letali», pur condannando l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin.

Ma alla scelta dell’esponente pentastellato ha subito risposto il leader, Giuseppe Conte, parlando di «pieno appoggio» al governo nel corso di una telefonata che anch’egli ha avuto con Draghi prima del Cdm. Che ha anche stanziato dieci milioni per rafforzare la rete di accoglienza dei rifugiati, che secondo l’Onu hanno ormai raggiunto il mezzo milione. L’Italia potrà accogliere 16mila ucraini, che avranno la possibilità di accedere nei centri straordinari di accoglienza ( Cas) anche senza domanda di protezione.

Il governo ha inoltre decretato l’okay a eventuali razionamenti del gas, anche se ancora non necessari, e prorogato al 31 dicembre lo stato di emergenza, che con il rallentamento della pandemia da covid sarebbe dovuto terminare a fine mese. Deciso anche un apposito fondo da 500mila euro per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti ucraini.

A proposito di fondi, anche i sindacati si muovono sulla stessa linea, con la Cisl che ha proposto a Cgil, Uil e associazioni datoriali di attivare subito una sottoscrizione a sostegno di progetti umanitari e delle famiglie di profughi ucraini. «Sono giorni tragici per l’Ucraina che richiedono una solidarietà concreta e praticata nei confronti di una popolazione allo stremo - ha detto Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl - Pensiamo in particolare all’opportunità di attivare una raccolta che, su base volontaria, permetta di devolvere la somma equivalente a un’ora di lavoro a un fondo di solidarietà per finanziare progetti di aiuto: ad ogni ora concessa dal lavoratore andrebbe ad aggiungersi una somma equivalente riconosciuta dall’impresa».

Dopo il Consiglio dei ministri, Draghi ha partecipato a una call di coordinamento con i leader del G7, la Commissione e il Consiglio Ue, più il segretario generale della Nato e i rappresentanti di Polonia e Romania, mentre serata si è collegato in video con il presidente francese Emmanuel Macron, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e il cancelliere tedesco Olaf Scholz che si sono incontrati a Parigi.