PRIMO VOTO AL CSM

Alla fine il voto in Quinta commissione per la scelta dei candidati alla guida della Dna ha ribaltato i pronostici della vigilia. Il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, dato in vantaggio sin dall’inizio della corsa, ha incassato un solo voto, quello della togata di Area Alessandra Dal Moro, mentre due voti a testa sono andati al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, quelli del togato di A& I Sebastiano Ardita e del laico in quota 5S Fulvio Gigliotti. Dna, il Csm si spacca: Gratteri e Russo in pole, un voto a Melillo

Il procuratore di Napoli, dato in vantaggio alla vigilia, rimane in corsa: decisive le scelte di Unicost e dei laici. Il voto del plenum entro il 5 maggio, e si profila già un ballottaggio

Alla fine il voto in Quinta commissione per la scelta dei candidati alla guida della Direzione nazionale antimafia ha ribaltato i pronostici della vigilia. E così il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, dato in vantaggio sin dall’inizio della corsa per via Giulia, ha incassato un solo voto, quello della togata di Area Alessandra Dal Moro, mentre due voti a testa sono andati al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, quelli del togato di Autonomia e Indipendenza Sebastiano Ardita e del laico 5S Fulvio Gigliotti, e all’attuale reggente della Dna, Giovanni Russo, scelto dal laico di FI Alessio Lanzi e dal togato di Magistratura indipendente Antonio D’Amato ( anche Russo è vicino alla corrente moderata). Astenuto il togato di Uniost Michele Ciambellini, mentre nessun voto è stato espresso per i procuratori di Catania, Carmelo Zuccaro, di Messina, Maurizio De Lucia e di Lecce, Leonardo Leone De Castris.

Saranno ufficialmente Gratteri, Russo e Melillo, dunque, a contendersi la poltrona lasciata libera da Federico Cafiero de Raho, andato in pensione per sopraggiunti limiti d’età a febbraio. Ma il voto in plenum, al netto dell’esito della commissione Direttivi, non è affatto scontato. «Il quadro è più complesso del solito», afferma una fonte del Csm. Anche perché fino all’ultimo in commissione hanno sperato in un passo indietro di Russo, braccio destro di de Raho fino a poche settimane fa e fratello del deputato forzista Paolo, che però non ha voluto ritirare la propria candidatura. Difficile, dunque, che lo faccia prima che la proposta arrivi sul tavolo del plenum. In questo quadro, Melillo, nonostante tutto, risulterebbe comunque ancora pienamente in gioco, potendo contare sui 5 voti del gruppo di Area a Palazzo Marescialli e, molto probabilmente, in caso decidano di esprimere una preferenza, su quelli del procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi e del primo presidente Pietro Curzio. Il procuratore di Napoli ed ex capo di gabinetto dell’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando, dunque, potrebbe già partire con una base di 7 voti. Così come Gratteri che, oltre che sul voto di Ardita e Gigliotti, potrebbe contare su quello del togato Nino Di Matteo e degli altri due esponenti di Autonomia & Indipendenza. Gli altri due voti sarebbero quelli dei due laici in quota 5 Stelle, Filippo Donati e Alberto Maria Benedetti, che però, secondo alcuni osservatori esterni, potrebbero sorprendere le aspettative e virare su Melillo, data la vicinanza del Movimento alla corrente filodem. Con Russo, invece, dovrebbero schierarsi i togati di Magistratura indipendente, che possono garantire un totale di 4 voti, mentre rimane vaga la posizione degli altri quattro laici, due di Forza Italia e due della Lega. Il voto di Lanzi a favore dell’attuale reggente della Dna potrebbe replicarsi anche in plenum, e trascinare con sé anche quello dell’altro forzista a Palazzo dei Marescialli, ma non è esluso che qualcuno si esponga per Melillo. «Stavolta credo proprio ognuno per sé», si lascia infatti sfuggire un consigliere. Il che vuol dire che la scelta si consumerà all’ultimo minuto. E in questo quadro, Unicost potrebbe rappresentare l’ago della bilancia, con i suoi 3 voti che potrebbero cambiare le carte in tavola. Secondo i rumors, infatti, l’astensione in commissione sarebbe stata una mossa strategica, data la mancata convergenza su due soli nomi, in vista di un possibile ballottaggio al plenum. L’ipotesi è che le toghe di centro possano decidere di astenersi al primo voto. Ma c’è anche chi sospetta che possano schierarsi sin da subito con il capo della procura di Napoli, che così si porterebbe in vantaggio sugli altri candidati, ipotecando di fatto la nomina. E in questo quadro incerto, anche qualche togato di Magistratura indipendente potrebbe decidere di votare diversamente dal proprio gruppo, optando per il numero uno di Catanzaro, con il risultato di sfilare qualche preferenza a Russo. In occasione della sua nomina alla guida della procura del capoluogo calabrese, infatti, fu proprio un togato di MI, Carlo Maria Galoppi, a fare da relatore alla sua proposta, evidenziando come si trattasse «di una nomina che più di altre esalta il merito delle competenze acquisite sul campo da un magistrato di particolare valore, che si è distinto non solo nella lotta alla criminalità organizzata, ma che ha dato prova di particolare competenza organizzativa».

Per arrivare alla scelta, ora, bisognerà attendere le relazioni sui tre candidati e il concerto della ministra della Giustizia Marta Cartabia, che dovrebbero essere pronte dopo Pasqua. L’intento è quello di portare la pratica in plenum entro il 5 maggio, per garantire la presenza del nuovo procuratore nazionale a Palermo, in occasione del Congresso dei procuratori generali dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa.