Si è tenuta domenica pomeriggio presso Il Salone del Libro di Torino la premiazione che ha segnato la conclusione della terza edizione del concorso letterario Premio Letteratura per la Giustizia, indetto da FAI (Fondazione dell’Avvocatura Italiana) e CNF ( Consiglio Nazionale Forense) in collaborazione con Il Dubbio.

Un’iniziativa che si inserisce, come ricordato dalla vicepresidente della FAI Francesca Sorbi, nel filone della promozione di valori quali la tutela dei diritti, promossi dalla Fondazione stessa. I partecipanti al Premio Letteratura per la Giustizia erano chiamati infatti a presentare un’opera attinente alle tematiche affrontate ogni giorno da Il Dubbio, quali appunto il garantismo, i diritti e il carcere, nella forma di una delle categorie in concorso: romanzi, racconti brevi, poesie o, novità di quest’anno, “7 parole per un racconto”, una categoria speciale ideata dal giurato e scrittore Claudio Calzana, che ha commentato così l’iniziativa: «7 parole per un racconto invita all’essenzialità, ad arrivare al nucleo centrale di ciò che si vuole dire. La cosa difficile è sicuramente scrivere, ma ancor di più lo è stato giudicare, perché ogni opera presenta dei significati sottintesi non sempre facili da cogliere».

Dopo i successi delle edizioni precedenti, che hanno visto trionfare nella categoria Romanzi Domenico Tomassetti, con “Una vita come la tua” e Anna Vasquez, con “Malacriata” (entrambi pubblicati dalla Bertoni Editore), anche quest’anno il comitato di lettura ha dovuto vagliare più di novanta opere. La giuria finale, composta dalla vicepresidente della FAI Francesca Sorbi, dal direttore de Il Dubbio Davide Varì, dagli autori Claudio Calzana, Salvatore Esposito e Lanfranco Caminiti, dal giornalista e consulente Filippo Piervittori e dall’editore Jean Luc Bertoni, ha infine decretato i seguenti vincitori: per la Categoria Speciale “7 parole per un racconto” si è classificata al primo posto Maria Chirivì, direttore amministrativo, con “Anima Ti passo quest’anima dalle sbarre, conservamela”; al secondo posto Luisa Di Francesco, docente in pensione, con “A punta di coltello - Ti amo! Non mi lasciare! 23 coltellate”; al terzo posto Fausto Callegari, funzionario, con “In memoria di un avvocato - Ucciso perché corretto. 'Quell'altro' col caffè”.

Per la Categoria Poesie, invece, a trionfare è stata Ebe Guerra, avvocato, con “Gli anni contati”, che racconta il fardello degli anni da scontare non solo fisicamente per il condannato, ma anche metaforicamente per il giudice che glieli ha attribuiti; a seguire Maurizio Di Stasi, avvocato, secondo classificato con “Nisida”, uno spaccato degli spazi e soprattutto delle emozioni dell’omonimo carcere minorile; e infine Ersilia Saffiotti, avvocato, con “Carcere”, in cui la riflessione sulla detenzione diventa introspettiva, intima. Tre componimenti legati dal medesimo tema, come ha sottolineato Francesca Sorbi: «Questa similitudine segnala che noi tutti riflettiamo su una situazione personale molto difficile, molto critica». Tema che, peraltro, è stato ampiamente trattato e approfondito nei giorni del Salone del Libro anche all’interno dello stesso stand de Il Dubbio – FAI – CNF, con incontri che hanno coinvolto personaggi di spicco e soprattutto con l’iniziativa “Ti condanniamo a 5 minuti di carcere”, che consentiva a chiunque lo volesse di provare l’esperienza di isolamento all’interno di una cella, accompagnata dal racconto di Marco Sorbara, che in carcere ha trascorso ingiustamente ( essendo stato poi assolto in via definitiva) 909 giorni, di cui 45 in completo isolamento.

Tornando ai vincitori del Premio Letteratura per la Giustizia, per la categoria Racconti brevi si sono così posizionati: al primo posto Elisa Tomassi, magistrato, con “Testimonianze”, il racconto lucido dell’incontro tra un giudice e un test, in un caso di presunta morte da amianto; al secondo posto Francesca Piroli, avvocato, con “Il bene e il male”, il cui protagonista è una guarda carceraria, un antieroe che assiste inerme e disinteressato di fronte a un episodio di violenza gratuita ai danni di un detenuto; al terzo posto Riccardo Carlino, studente di giurisprudenza, con “La macchina”, il racconto dicotomico di un uomo, il protagonista, costretto a vivere attaccato a un macchinario che gli consente di respirare, e della società che lo circonda. Arriviamo dunque alla categoria principale, quella dei Romanzi: in palio per il vincitore, come già nelle precedenti edizioni, l’editing e la pubblicazione dell’opera da parte della Bertoni Editore.

A trionfare, quest’anno, è stato Alfonso Sturchio, avvocato, con il romanzo “Il ministro”, quasi un inquietante prequel dell’attuale guerra in Ucraina, con uno sviluppo narrativo costruito su diversi piani temporali che pone il lettore al centro delle situazioni descritte, coinvolgendolo emotivamente in tutte le vicende raccontate. Un romanzo che, ha raccontato l’autore, affonda le radici nel suo background pop: «Leggevo romanzi in cui le storie dei personaggi si intrecciavano e ad un certo punto confluivano, pensavo che non avrei mai potuto scrivere una cosa così complicata; quindi, per me è stata una sfida. Volevo riuscire a replicare un po’ di ciò che avevo letto». Al secondo posto della categoria Romanzi troviamo invece Francesco Soldi, psicoterapeuta, con “La rosa e la barca”, in grado di raccontare la forza e la debolezza di un’avvocata, professionista affermata, che in un curioso rapporto epistolare con un detenuto scopre tutta la propria fragilità; al terzo posto, infine, Luca Magni, avvocato, con “Senza permesso”, un romanzo che muove le sue fila da un errore giudiziario, raccontando vite spezzate e soprattutto lasciando al lettore la responsabilità di fare i conti con sentimenti come la rabbia, il risentimento, la vendetta, il senso di scacco e d’impotenza, l’amarezza e la voglia incontrollata di riscatto e di rivalsa. A leggere gli estratti delle opere, la preziosa voce dell’avvocato Francesco Preve.

Si conclude così una nuova edizione di successo del Premio Letteratura per la Giustizia, in grado di portare all’attenzione del pubblico, attraverso lo strumento letterario, temi di fondamentale importanza non solo per Il Dubbio e l’Avvocatura, ma per la cittadinanza tutta. Queste, per chiudere, le parole di commento del direttore, Davide Varì: «Ringrazio Francesca Sorbi, che ha trascinato tutti noi in un qualcosa che nessuno avrebbe mai pensato di realizzare: un concorso letterario».