Al termine di “Notturno di donna con ospiti”, studio sulla versione del 1982 di Annibale Ruccello, in scena al Piccolo Bellini d Napoli fino al 3 novembre, nell’allestimento del giovane regista Mario Scandale per la Compagnia dell’Accademia, si esce con addosso l’inquietante percezione della solitudine dell’esistenza quotidiana della protagonista Adriana altamente rappresentata da Arturo Cirillo. Con lui in scena gli allievi diplomati dell’Accademia: Massimiliano Aceti, Simone Borrelli, Giulia Gallone, Giacomo Vigentini, Giulia Trippetta; prestano la voce al padre Giovanni Ludeno e alla madre Antonella Romano. Le scene sono di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci di Pasquale Mari. In un alternarsi di atmosfere di tristezza e di forzata esaltazione serpeggia infatti l’amarezza di una esistenza squallida e la frustrazione di Adriana che trasforma in un finto benessere la condizione di emarginata vissuta in un quartiere di periferia. La storia ruota appunto attorno alla protagonista, madre di due bimbi in attesa del terzo, moglie di un metronotte che in un momento di estremo avvilimento è attraversata da fantasmi inquietanti - la madre, il padre - e dall’apparizione di vistosi personaggi di un immaginario televisivo, da telenovela. Finzione e amarezza si mescolano dunque come in un cocktail da sballo. Fantasmi ossessivi e solitudine che solo Ruccello riesce a tratteggiare e narrare così bene nella sua drammaturgia, con l’idea portante della rappresentazione che si poggia sulla prima versione del 1982. Un dramma teatrale, che oscilla tra humor di commedia, ambiguità e thriller, messo in scena per la prima volta nel 1983, successivamente diversi anni dopo la morte dell’autore, riproposto da Enrico Lamanna e interpretato da Giuliana De Sio, nei panni di Adriana. «L’operazione con l’invenzione di un prologo e di un epilogo - scrive il regista - in cui l’Uomo, o meglio l’attore, si trasforma senza travestirsi in Adriana e piomba in un sonno che può anche avere le caratteristiche della morte, ha permesso uno studio delle strutture drammaturgiche ruccelliane e del linguaggio, un napoletano inventato e declinato in diverse variazioni tonali e stilistiche, non solo mimetiche e realistiche». Esemplare l’interpretazione di Cirillo nell’ambiguo e ossessivo ritornello “Sto un poco preoccupata per Alfredino, oggi teneva un poco di tosse.. si sa i bambini corrono..” che ripete ai festosi ma crudeli personaggi del suo sogno, in cui lei riconosce la sua amica di banco Rosaria, il suo ex fidanzato Sandro, c’è anche il marito Michele, che ora la circuiscono ora la respingono, ma che ripete anche al marito-lei-metronotte forse in un desiderio sofferto di maternità impossibile dell’uomo. Sta qui il sogno, che si trasforma in un incubo, di un uomo che la sera del compleanno è disperatamente solo, si traveste da donna e si assopisce. Di grande efficacia la pancia finta strappata con crudele gesto da Sandro. Una regia attenta e non incerta segna i passaggi e l’impianto drammaturgico del testo. Arturo Cirillo, nella sua interpretazione, restituisce al personaggio quel carattere estremo, di repressa condizione e di ambiguo gioco evocativo, stordisce portandoci nel baratro e poi risollevandoci, in una forte oscillazione che rimanda forse al destino di Napoli, città che ora trionfa e ora sprofonda. «Amo molto Ruccello – dichiara Cirillo – i suoi testi che ho portato in scena lo dimostrano, e credo sia giusto che vengano studiati e sperimentati dalla scuola nazionale di teatro. Confrontarsi con un giovane regista e con dei giovani attori mi sembra un modo vitale e pratico di scambiarsi saperi ed esperienze». Bravi anche gli altri interpreti per una rappresentazione dal “carattere sperimentale”- come sottolinea Carlo de Nonno – in cui sono presenti notevoli differenze di contenuto e di scrittura rispetto alla stesura originale di Annibale Ruccello, in particolare nel finale e nella scelta di far interpretare a un attore il ruolo femminile di Adriana”. Una coproduzione Tieffe Teatro di Milano, Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”, Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini.