Oltre tremila racconti, tredici sfide, quasi ottocento scrittori. I numeri che il torneo letterario “7 parole per un racconto” ha raggiunto in soli due mesi sono il risultato di una formula vincente, tanto semplice quanto innovativa. Un successo che sorprende lo stesso autore del progetto, lo scrittore bergamasco Claudio Calzana, che ha scommesso su questa iniziativa dal 2021. Da allora il torneo, nato in “forma artigianale”, è cresciuto sempre di più. Sono cominciate le collaborazioni con festival e rassegne letterarie, e il grande interesse del pubblico ha convinto gli organizzatori a dar vita a un portale dedicato al progetto (www.7parole.it). «Quando trovi qualcosa che risponde a un bisogno che le persone non sapevano neanche di avere, è una vittoria - dice Calzana -. È la prova che la scrittura ha ancora valore, e che le persone hanno voglia di misurarsi con se stessi e con le parole».

Lanciato lo scorso 7 luglio, il sito è aperto a tutti: chiunque, iscrivendosi gratuitamente al blog, può partecipare alle sfide che di volta in volta vengono proposte. A fine agosto si è chiuso il concorso dedicato all’estate, e fino al 15 settembre è possibile partecipare alla competizione sul tema “soldi” organizzato in collaborazione con la rivista letteraria Just-Lit. Poi ci sono due tornei di prova, sempre aperti: uno a tema libero, l’altro dedicato ai nostri amati amici domestici, cani e gatti. Chi partecipa può inserire autonomamente il testo del proprio racconto e sbirciare tra gli altri già caricati. La valutazione di ogni testo è affidata a una giuria, attraverso un indicatore visibile online che arriva fino a 7 stelline.

Ma in che consiste la sfida, direte? Il portale invita l’utente a confezionare una storia in 7 parole, non una di più. Perché come suggerisce il motto del torneo, “in 7 parole si può dire tutto. O quasi”. Ma attenzione: per scrivere un buon racconto non basta dire qualcosa. «I racconti migliori sono imprevedibili, e hanno sempre un finale sorprendente», spiega Calzana. Bisogna cercare il punctum, per dirla con Roland Barthes, scovando quell’elemento abrasivo che “punge” il lettore. Bisogna anche essere efficaci, coerenti, e pertinenti al tema assegnato. Bisogna avere cura delle parole e della prosodia, secondo i dettami della poesia. Ma soprattutto bisogna andare dritti al cuore del messaggio. Facile, no? Niente affatto.

«In certi casi il vincolo è la risorsa maggiore per la creatività», spiega l’ideatore del progetto. Ma la sfida della brevità è quasi un azzardo nell’era delle opinioni sbrodolate in ogni angolo della rete. E perciò anche le parole vanno trattate come una risorsa “scarsa”: usarne poche è un modo di starci molto attenti. «In 7 parole non racconti quel che sai, ma quel che sei. C’è anche un aspetto legato alla propria identità», dice Calzana. Che ha indovinato la ricetta a partire da un solo ingrediente: l’essenzialità. Lo spunto arriva allo scrittore guatemalteco Augusto Monterroso, citato anche da Umberto Eco e da Italo Calvino nelle Lezioni americane. Nella versione originale, un racconto di Monterroso conta per l’appunto 7 parole, 8 in traduzione: «Cuando despertò, el dinosaurio todavìa estaba allì/ quando si svegliò, il dinosauro era ancora lì». Ecco il segreto: contenere una storia dentro una piccola frase, in un mix di mistero e sorpresa. Come riuscirci? Provarci è un esercizio utile a tutti. Anche agli avvocati, chiamati ogni giorno a misurarsi con la brevità nella stesura degli atti. Proprio la giustizia è uno dei temi chiave del torneo, grazie al premio speciale promosso dalla Fondazione dell’avvocatura italiana (Fai) sui temi del diritto e del pianeta carcere. 

La collaborazione avviata lo scorso anno con l’allora vicepresidente Fai Francesca Sorbi in occasione della “Rassegna della Microeditoria” di Chiari, si è rinnovata quest’anno nell’ambito della terza edizione del “Premio letteratura per la Giustizia” organizzato da Cnf, Fai e il Dubbio, con una sezione speciale rivolta ai detenuti di massima sicurezza del carcere Opera di Milano. I racconti migliori sono stati premiati lo scorso maggio durante la cerimonia che ha avuto luogo al Salone del libro di Torino: prima classificata Maria Chirivì, direttore amministrativo, con “Anima Ti passo quest’anima dalle sbarre, conservamela”; al secondo posto Luisa Di Francesco, docente in pensione, con “A punta di coltello - Ti amo! Non mi lasciare! 23 coltellate”; al terzo posto Fausto Callegari, funzionario, con “In memoria di un avvocato - Ucciso perché corretto. 'Quell’altro' col caffè”.

In questi giorni è uscita anche la prima collana “7 parole” con una raccolta dei racconti migliori illustrati dalla pittrice Annamaria Gallo: 9 titoli confezionati in libricini pregiati, a cui si aggiunge il manifesto dell’iniziativa che riporta una frase dell’Amleto di Shakespeare - “La brevità è l’anima dell’ingegno”. La prossima sfida? Dal 7 settembre è aperto per un mese il torneo Bergamo e Brescia Capitale della cultura, legato alla rassegna di Chiari. Per partecipare, come sempre, «serve soltanto la voglia di mettersi in gioco. E tanto, tanto amore per le parole», suggerisce l’autore...