La visita moscovita di Xi Jinping avviene nel momento di maggior isolamento internazionale per Vladimir Putin, raggiunto venerdì scorso da un clamoroso mandato di arresto da parte della Corte penale dell’Aja.

Un argomento che nemmeno viene sfiorato nell’incontro tra i due leader; d’altra parte Pechino aveva liquidato con poche parole l’iniziativa giudiziaria nei confronti del suo alleato, denunciando la «violazione dell’immunità di un capo di Stato» e «i doppi standard» impiegati dai giudici dell’Aja. Argomento chiuso.

Il cuore del viaggio di Xi Jinping e anche la sua grande ambizione personale, è al contrario la possibile via d’uscita per la guerra in Ucraina che la Cina vuole offrire ai belligeranti ritagliandosi così un ruolo da protagonista assoluta nello scenario post-bellico. Proposta che il Cremlino ha accolto con «grande interesse».

Il vertice bilaterale si è svolto in un clima di sbandierata amicizia e Xi, appena rieletto per il terzo mandato presidenziale usa parole dolci per Putin: «Caro presidente Putin, mio caro amico. Sono molto lieto di compiere, su tuo invito, un'altra visita di Stato in Russia, soprattutto subito dopo la mia rielezione a Presidente della Repubblica popolare cinese. E ho scelto la Russia come primo Paese da visitare perché i nostri due Paesi rincorrono obiettivi simili».

Una delle maggiori preoccupazioni della leadership cinese è l’indebolimento del blocco di potere che sostiene Putin, un cambio della guardia al Cremlino complicherebbe infatti i disegni di Pechino e la sua idea di “fare blocco” assieme alla Russia e in contrapposizione con Usa, Ue e Nato.

Esplicito il riferimento alle elezioni presidenziali russe che si terranno nel 2024: «So che il prossimo anno ci sarà un'altra elezione presidenziale nel tuo Paese. Grazie alla tua forte leadership, la Russia ha compiuto significativi progressi nel raggiungere la prosperità negli anni recenti. Sono sicuro che il popolo russo ti sosterrà nei tuoi buoni sforzi».

Anche se non si conoscono ancora i passaggi del piano di pace cinese, Putin stesso si è detto molto soddisfatto: «È una proposta che guardiamo con grande interesse». La visita di Xi durerà fino a domani, e con ogni probabilità i dettagli del piano di mediazione verranno svelati nelle prossime ore.

Manca ovviamente l’altra parte in causa, gli aggrediti dall’invasione russa, ovvero Kiev. Secondo voci che si rincorrono da giorni, al termine del soggiorno a Mosca Xi dovrebbe avere un colloquio telefonico con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha ribadito il Financial Times citando fonti ben informate secondo le quali «è molto probabile che il leader cinese chiami il presidente ucraino». E che « Zelensky senza dubbio risponderà a quella chiamata», prosegue la fonte. Convincere il leader ucraino a discutere lo stesso piano presentato a Putin è infatti l’obiettivo manifesto della Cina.

Ma l’occidente e i suoi dirigenti guardano con estremo scetticismo all’asse Mosca-Pechino e alla possibile svolta del conflitto ucraino, in particolare gli Stati Uniti, preoccupati che un immediato cessate-il-fuoco possa offrire alla Russia un implicito riconoscimento dei territori annessi illegalmente nell’est dell’Ucraina. Si è espresso in tal senso il portavoce della Casa Bianca, John Kirby : «Sarebbe effettivamente la ratifica di una conquista russa e dell’occupazione illegale di un territorio a sovranità ucraina». L’amministrazione Biden teme che la “pace” cinese sia sbilanciata quasi tutta verso gli interessi della Russia.

In attesa che la diplomazia faccia progressi non si ferma la macchina degli aiuti militari a Kiev da parte degli alleati occidentali. L’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell ha infatti annunciato la fornitura all’esercito ucraino di circa un milione di munizioni di artiglieria per i prossimi 12 mesi da parte degli stati membri.