La Conad ha rotto i rapporti con la direttrice di un supermercato di Pescara denunciata dai sindacati per aver umiliato le dipendenti chiedendo di sapere chi avesse lasciato un assorbente fuori dal cestino in bagno e minacciando di «far abbassare le mutande» per scoprirlo. Dopo aver ascoltato il vocale Whatsapp incriminato, la catena ha reso noto di aver escluso la 50enne proprietaria-direttrice del punto vendita dal suo sistema cooperativo. «Daremo in ogni caso continuità alle attività del punto vendita garantendo il servizio ai clienti e il lavoro ai collaboratori», ha assicurato la cooperativa Conad Adriatico, rappresentante della catena nel territorio abruzzese, annunciando la rottura dell’abbinamento con i propri marchi. «Conad agisce sempre nel massimo rispetto delle proprie collaboratrici e dei propri collaboratori, sia sul piano normativo e professionale, sia su quello umano e valoriale, tutelandone i diritti e intervenendo prontamente e con decisione nel caso in cui questi diritti non vengano rispettati», ha aggiunto. «Grande soddisfazione per la decisione di Conad di recedere dai rapporti commerciali con chi si è reso responsabile del grave e ignobile atto compiuto nel punto vendita di Pescara» è stata espressa dalla Filcams-Cgil.

Il caso

«Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Sennò gli calo le mutande io», recita l’audio inviato dalla direttrice e rivolto ai capi reparto dopo aver ritrovato un assorbente usato, ma richiuso, fuori dal cestino del bagno dell’esercizio commerciale.  «Visto il rifiuto delle lavoratrici di comunicare nell’immediato quanto richiesto - denunciava la Filcams Cgil Abruzzo e Molise - la violenza verbale si è tramutata in fisica in quanto si è passati dalle parole ai fatti». «Tutto - spiega all’Adnkronos Davide Urbano, segretario provinciale Filcams Pescara, che denuncia pubblicamente l’accaduto insieme al collega Lucio Cipollini, coordinatore regionale Filcams Abruzzo e Molise - comincia lo scorso 14 aprile». Quando l’assorbente viene distrattamente scordato vicino al wc. «A quel punto - prosegue il sindacalista  - la responsabile dell’attività commerciale ha inviato un messaggio vocale, che abbiamo acquisito, con le prime minacce. Non avendo riscontro ha successivamente sottolineato che, se non fosse venuta fuori la colpevole, avrebbe inviato una lettera di contestazione a tutti i capi reparto e che avrebbe adottato provvedimenti disciplinari, per arrivare addirittura al mancato rinnovo dei contratti in scadenza». La donna voleva l’elenco delle lavoratrici in servizio quel giorno e in particolare dalle 13.30 alle13.45. Sotto pressione i capi reparto, sulle chat di whatsapp, hanno chiesto la lista delle lavoratrici che, alla fine, è saltata fuori: erano presenti in 12. «E queste - spiega ancora Urbano all’Adnkronos- sono state invitate a manifestare loro estraneità al fatto, togliendosi pantaloni e mutandine negli spogliatoi». Alla presenza d un capo reparto donna. «Non sappiamo quante lavoratrici hanno acconsentito e si sono prestate- viene fatto presente - . Ma diverse sono venute da noi a denunciare l’accaduto».  «Si tratta - rimarca Urbano - dell’ennesimo caso di vessazioni e soprusi nei confronti di lavoratrici e lavoratori del commercio che abbiamo voluto rendere pubblico. Chiediamo al gruppo Conad, che chiaramente non ha responsabilità alcuna per quanto accaduto, di intervenire. È necessario abbattere il muro di omertà dietro al quale spesso, nel settore del commercio, si nascondono titolari scorretti che restano impuniti pur mobbizzando sistematicamente i lavoratori».