Italia Viva ieri alla Camera, durante il voto finale sulla riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario, si è astenuta. Il perché ce lo spiega il membro della Commissione Giustizia, l'onorevole Catello Vitiello.

Onorevole che giudizio complessivo dare della riforma approvata alla Camera?

A me sembra che sia una riforma solo di etichette più che di contenuti. Il sistema utilizzato per legiferare è stato quello di stabilire dei principi per poi trovarne la deroga. Alla fine tutto cambia perché nulla cambi.

Quali sono i punti più deboli di questa riforma?

Se davvero si fosse voluto risolvere il problema delle correnti, non volendo aderire alla nostra proposta di sorteggio temperato, si sarebbe dovuto adottare un sistema di voto proporzionale per eleggere il nuovo Csm. In quel caso avrebbe prevalso il singolo, la qualità del magistrato e non l'appartenenza. Con il sistema maggioritario invece non si privano i gruppi associativi della possibilità di mettere in atto quei comportamenti distorsivi che abbiamo imparato a conoscere. Saranno le correnti a pilotare candidature e voti. Poi si doveva fare di più in tema di porte girevoli: si è stabilito che chi è eletto oppure è nominato ministro o sottosegretario non potrà più rientrare in magistratura.

Il principio può essere condivisibile; tuttavia il problema è che questi soggetti rimarranno fuori ruolo a vita e continueranno quindi a ricoprire incarichi nei ministeri e quindi ai piani alti della Pubblica amministrazione. Insomma, appare quasi come una premiazione. Così, poi, si crea anche una disparità di trattamento perché tutti gli altri potranno tornare in magistratura, come i Capi di Gabinetto, benché abbiano svolto ruoli politici. Infine, non credo che si possa cantar vittoria per il risultato ottenuto riguardo la separazione delle funzioni, perché la vera riforma per cui essere davvero soddisfatti sarebbe stata la separazione delle carriere, l'unica che garantisce la terzietà e l'imparzialità del giudice rispetto al pm e alla difesa, come stabilito dall'articolo 111 della Costituzione.

Ora la partita si sposta al Senato. Come si comporterà Italia Viva?

Come abbiamo fatto alla Camera. Guarderemo alla riforma con spirito critico. Ciononostante, se dovesse essere posta la questione di fiducia da parte del Governo, noi la daremo perché la fiducia presuppone tante altre valutazioni che non possono limitarsi a questo provvedimento. Al Senato non credo si riapriranno dei tavoli di discussione altrimenti non si farebbe in tempo ad eleggere il Csm con la nuova legge elettorale.

Però se fosse posta la questione di fiducia, Draghi non manterrebbe la sua promessa.

Lei ha ragione, ma di necessità virtù.

Sabato l'Assemblea generale dell'Anm deciderà se fare o meno lo sciopero contro la riforma. Che ne pensa? Che idea si è fatto?

Nessuno è contento di questa riforma, né l'avvocatura, né la magistratura, né gli altri addetti ai lavori. Condivido in parte la preoccupazione dei magistrati perché questa riforma ha mantenuto quella differenza tra toghe di serie A e toghe di serie B, svilendo la meritocrazia. Per il resto, credo si tratti di battaglie di categoria che capisco ma non condivido. Sull'opportunità dello sciopero, ritengo che occorra una attenta riflessione, in un momento molto delicato per il Paese.

Che cosa non ha funzionato a livello metodologico? Quasi tutti convergevano, ad esempio, sul voto singolo trasferibile proposto dalla Commissione Luciani. Misteriosamente quella scelta è stata accantonata.

La sua domanda ce la siamo posta anche noi molte volte, senza trovare una risposta. Abbiamo proposto diversi emendamenti di sintesi delle proposte della Luciani, ma ci è stato risposto di no dal Governo. Anche nella prima riunione di maggioranza con la ministra Cartabia abbiamo chiesto che fine avessero fatti i lavori di quella Commissione, ma non ci è stata fornita alcuna spiegazione.