Allarme rientrato. Il missile caduto in territorio polacco non è frutto di un attacco voluto da Mosca ma un incidente «probabilmente causato da un missile di difesa aerea ucraino». Ad abbassare il livello di allerta in uno dei momenti più critici dall’inizio dell’invasione russa è stato il Segretario generale della Nato al termine del Consiglio atlantico che si è tenuto a livello di ambasciatori. È vero che c’è un’indagine in corso, ma «non abbiamo alcuna indicazione che questo sia stato il risultato di un attacco deliberato e non abbiamo alcuna indicazione che la Russia stia preparando azioni militari offensive contro la Nato», ha sottolineato Jens Stoltenberg. «Non è colpa dell’Ucraina», precisa però, perché l’incidente «dimostra i pericoli connessi alla guerra» e in fondo è la Russia ad avere «la responsabilità ultima, poiché continua la sua guerra illegale contro l’Ucraina». La Polonia non solo non ha invocato l’articolo 4 del Trattato Nato, che obbliga alla consultazione tra alleati in caso di minaccia alla propria sicurezza e che precede l’articolo 5 sull’intervento, ma ha anche cercato di arginare il caso. «Probabilmente si è trattato di uno sfortunato incidente», ha detto il presidente polacco Andrzej Duda. Mosca ha attaccato l’escalation troppo precoce dei toni da parte dell’Occidente parlando di «reazione isterica e ferocemente russofoba, non basata su alcun dato reale». Per il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, i polacchi avrebbero potuto riferire immediatamente che il razzo caduto sul loro territorio non aveva nulla a che fare con la Russia. Mentre secondo il vice rappresentante permanente russo alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky, i missili caduti sulla Polonia sono stati un tentativo di «provocare uno scontro militare diretto tra la Nato e la Russia, con tutte le conseguenze per il mondo intero». Per il governo di Kiev, invece, il caso non è chiuso. L’Ucraina sostiene di avere le prove della pista russa del missile che si è abbattuto sulla Polonia uccidendo due persone e chiede di poter avere accesso al sito dell’incidente. «Il missile non è nostro, non ho dubbi», ha rimarcato il presidente Volodymyr Zelensky, che afferma di aver ricevuto i rapporti delle forze armate e dell’aeronautica militare ucraine e ribadisce il «diritto» dell’Ucraina di partecipare alle indagini in Polonia. Indagini che porterebbero però a escludere la pista russa e su cui la Casa Bianca ha affermato di avere «piena fiducia». Gli Usa, a partire dal presidente Biden dal G20 di Bali, fin da subito sono intervenuti con cautela. «Le nostre informazioni supportano» quanto affermato dal presidente polacco Duda, ha riferito il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, per il quale bisogna attendere le conclusioni dell’indagine, senza «saltare a conclusioni». Il Pentagono ha evidenziato anche il momento di sofferenza e le «altissime perdite» delle forze russe, rimarcando al contempo però che le probabilità che le forze ucraine liberino tutto il loro territorio, compresa la Crimea, «non sono alte militarmente». Questo «non accadrà nelle prossime due settimane, a meno che l’esercito russo collassi», piuttosto «potrebbe esserci una soluzione politica in cui la Russia si ritiri», ha detto il capo degli Stati maggiori riuniti Usa, il generale Mark Milley: con il probabile «rallentamento delle operazioni tattiche» in Ucraina, dovuto al clima invernale, «potrebbe esserci una finestra per dei negoziati». La Nato intanto ha escluso ancora una volta l’ipotesi di allargare l’ombrello protettivo dell’Alleanza ai cieli ucraini. Nessuna "no-fly zone", nemmeno dopo l’incidente, perché «gli alleati della Nato non sono parte del conflitto in Ucraina», ha sottolineato Stoltenberg, rassicurando sul fatto che «disponiamo di sistemi di difesa aerea sempre attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, abbiamo sistemi terrestri e di basi navali e difese che operano costantemente». Senza dimenticare che la Nato dall’inizio del conflitto ha rafforzato la sua presenza nella parte orientale dell’Alleanza, Polonia compresa.