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Ekrem Imamoglu, candidato sindaco di Istanbul del Partito Popolare Repubblicano (CHP)
Un atto d’accusa di 3.900 pagine, 142 reati contestati e una richiesta di pena fino a 2.430 anni di carcere. È la misura dell’offensiva giudiziaria che scuote la Turchia e che ha come protagonista Ekrem Imamoglu, ex sindaco di Istanbul e principale figura dell’opposizione laica al presidente Recep Tayyip Erdogan.
Secondo il procuratore capo di Istanbul Akin Gurlek, Imamoglu avrebbe guidato una rete criminale dedita a corruzione, riciclaggio, frode, turbativa d’asta e diffusione illecita di dati personali. Nell’inchiesta figurano 402 sospettati, tra cui numerosi funzionari comunali, per un danno stimato allo Stato di 160 miliardi di lire turche (circa 3,8 miliardi di dollari).
Il leader dell’opposizione in carcere da marzo
Imamoglu, esponente di punta del Partito popolare repubblicano (Chp) e considerato il principale rivale politico di Erdogan, è detenuto dal marzo scorso con accuse di corruzione e gestione di un’organizzazione criminale. Il suo arresto ha innescato la più vasta ondata di proteste in Turchia dell’ultimo decennio, con manifestazioni in molte città e appelli internazionali per il rispetto dello Stato di diritto. Non è la prima volta che Imamoglu finisce nel mirino della magistratura: contro di lui pendono anche procedimenti per spionaggio, offese a pubblici ufficiali, falsificazione di documenti e trasferimento illecito di dati personali.
Il Chp: «Golpe giudiziario per fermare il nostro candidato»
La risposta del Chp è durissima. Il presidente del partito, Ozgur Ozel, ha definito l’iniziativa della procura «una palese ingerenza giudiziaria nella politica democratica della Turchia». «Non si tratta di un atto d’accusa, ma di un memorandum politico di golpisti – ha scritto Ozel su X –. Questa volta i golpisti non sono arrivati con i carri armati, ma in toga. Il loro obiettivo è fermare Imamoglu, il nostro candidato presidenziale, e trascinare il Paese nell’oscurità». Per Ozel, l’operazione giudiziaria è parte di un piano politico orchestrato per neutralizzare l’opposizione in vista delle prossime elezioni. «Il processo non è legale, è interamente politico – ha aggiunto –. Vogliono impedire che il partito leader alle ultime elezioni possa sfidare Erdogan».
Un caso politico che divide la Turchia
La procura di Istanbul non ha ancora fissato la data del processo, che sarà determinata dopo la convalida formale dell’atto d’accusa. Ma la portata delle accuse e l’entità della pena richiesta rendono evidente la dimensione politica del caso, che rischia di pesare sulla già fragile tenuta democratica del Paese. Imamoglu, simbolo della rinascita dell’opposizione laica dopo la vittoria alle elezioni municipali del 2019, continua a proclamarsi innocente: «Queste accuse – ha dichiarato – non riguardano me, ma il diritto dei cittadini di scegliere liberamente i propri leader».


