«Il taglio di parlamentari più importante della storia, tra una settimana e mezzo, sarà legge grazie al M5s, alla faccia di chi ha fatto cadere il governo». Luigi Di Maio, da New York, festeggia con un videomessaggio su Facebook la convocazione della seduta per l’ultimo voto sul taglio di 345 parlamentari, che ha ricevuto ieri il via libera dalla conferenza dei capigruppo della Camera. E coglie l’occasione per rinfacciare ancora una volta all’ex alleato Matteo Salvini le sue responsabilità sulla fine del governo, che il leader della Lega avrebbe fatto cadere proprio «per non tagliare i parlamentari».

L’Aula si riunirà il 7 ottobre per la quarta e ultima lettura, una scelta condivisa dal Pd, anzi, una promessa mantenuta, come ha evidenziato il capogruppo dei deputati dem, Graziano Delrio. «Siamo persone serie e di parola», dice commentando la notizia. Di Maio parla di una partita «chiusa» che consentirà di recuperare 500 milioni di euro, con i quali «possiamo comprare 13mila ambulanze e costruire 133 scuole».

Insomma, «possiamo fare grandi cose, ma soprattutto la cosa più importante è che manteniamo una promessa e la manteniamo perché in questo momento tutti dicono che questo governo è nato per mantenere le poltrone e invece questo governo ne taglia quasi 350 per sempre, alla faccia di chi ha fatto cadere il governo». E poi lancia la sfida: «vediamo chi avrà il coraggio in aula di votare contro il taglio».

L’entusiasmo è palpabile tra i grillini, pronti a levarsi uno dei tanti sassolini nelle scarpe collezionati durante l’esperienza a fianco della Lega. Il 7 ottobre, afferma il capogruppo del M5s alla Camera, Francesco D’Uva, sarà il giorno «in cui porremo fine a tutte le chiacchiere». Il giorno, aggiunge il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, «in cui manterremo la nostra promessa di varare una riforma storica, dimostrando così che i bisogni del Paese vengono prima delle poltrone. È da trent’anni che tutte le forze politiche dicono di voler ridurre il numero di deputati e senatori: ora passiamo dalle parole ai fatti».

La riforma, sostiene il sottosegretario, renderà il Parlamento più efficiente e in grado di rispondere meglio alle istanze dei cittadini. Ma soprattutto rappresenta «il primo atto politico forte di questa maggioranza il cui obiettivo sarà mettere da parte gli slogan e dimostrare, con i risultati concreti, che ora al centro ci sono gli interessi dei cittadini. È un nuovo inizio per l’Italia».

La scelta del Pd di avallare il taglio dei Parlamentari incassa l’ok di Matteo Renzi - anche se «aveva un senso nel momento in cui si superava il bicameralismo, ma voteremo come Pd e M5s» - e le critiche di + Europa. «Una resa ufficiale all’agenda populista, antipolitica e antiparlamentare del M5s - commenta il segretario Benedetto Della Vedova - Non c’era motivo di consegnare questa vittoria demagogica a Di Maio, senza contropartita».

Contropartita che per il Pd rimane la riforma della legge elettorale. Ed è per questo che per Delrio il taglio dei parlamentari rappresenta sì un primo passo, ma non quello fondamentale. «La maggioranza deve darsi il tempo per discutere» della riforma elettorale, spiega, «per vedere il modello che più garantisce la rappresentatività dei territori dopo il taglio dei parlamentari, perché rischiamo di avere sei regioni che non eleggono nessun senatore».

L’importante, dunque, è salvaguardare la democrazia rappresentativa. «È l’inizio di un percorso e appena sarà pronta, arriverà la bozza della maggioranza», ma «insisto perché la legge elettorale vada fatta il più possibile insieme alle opposizioni». E su questo fronte sono arrivati i primi sì dei Consigli regionali di centrodestra a un referendum sulla legge elettorale. A dirsi d’accordo sono stati Veneto, Lombardia e Sardegna. L'obiettivo di Salvini è abrogare la quota proporzionale del Rosatellum, ma soprattutto evitare l'approvazione di una nuova legge proporzionale che metta a rischio la vittoria del Carroccio alle urne.