Sanremo non smentisce la sua fama di essere non solo la rassegna canora più seguirta d’Italia, ma anche quella dove le polemiche e gli scontri politici non mancano mai. E questa edizione ne è la conferma. Da una parte la Rai festeggia per gli ascolti con 11 milioni e 121 mila gli spettatori che hanno seguito in media (dalle ore 21.25 all'1.59), su Rai1, la quarta serata del Festival di Sanremo dedicata alle cover e ai duetti, con uno share del 66,5%. Dall’altra i vertici di Viale Mazzini sono attacco, soprattutto per l’esibizione di Fedez. Ieri il favoritissimo Marco Mengoni, in testa alla classifica provvisoria, si è aggiudato anche la serata dedicata a cover e duetti con l'esecuzione di di "Let it be" in compagnia del coro gospel Kingdom Choir. 

Dopo le polemiche e i numerosi appelli giunti dal mondo della politica, il Festival ha dedicato uno spazio al Giorno del Ricordo, che cade il 10 febbraio. Amadeus ha letto uno dei passaggi più drammatici di "La ragazza con la valigia" di Egea Haffner, una delle testimonianze più celebri del dramma degli esuli di Istria e Dalmazia, e menziona la tragedia delle foibe e dell'esodo. Fedez ha lanciato un altro sasso contro la maggioranza, usando toni più scherzosi e invitando il governo a legalizzare la marijuana dopo il medley con gli Articolo 31.

Ma il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia Lucio Malan, fresco vincitore della rassegna canora tra i politici “Sanremo da pecora”, va giù duro proprio sull’esibizione precedente dell’artista: «La Rai conosceva il contenuto dello show di Fedez, andato in scena sul palco di Sanremo, ma non ha fatto nulla per evitarlo. Questo emergerebbe dalle ricostruzioni pubblicate oggi su La Verità. Se questo fosse confermato, ci sarebbero gli estremi perché i vertici dell’azienda radiotelevisiva italiana lasciassero subito i loro incarichi». Stessa melodia espressa dal capogruppo alla Camera del partito di Giorgia Meloni, Tommaso Foti: «Allo stato, emerge che il palco dell'Ariston si è trasformato, con il consenso e beneplacito proprio della Rai, in una tribuna elettorale».

Sulla vicenda è intervenuta anche via twitter la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi: «È paradossale la richiesta di dimissioni da parte di Fdi dei dirigenti Rai responsabili dell’esibizione di Fedez: sul palco non ha detto o mostrato nulla che già non fosse pubblico e risaputo. Fdi intende governare limitando la libertà di espressione? Tira aria di Minculpop». 

Per il segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova: «Fratelli d’Italia che minaccia la Rai per Sanremo è gravissimo istituzionalmente ed è emblematico di una concezione reazionaria dei diritti e della società. Sul palco c’è l’Italia per come è, anche diversa da come la vorrebbero Meloni e Salvini un’Italia che vuole anche la legalizzazione della cannabis, misura che +Europa sostiene da sempre».

E anche sull’appello di Fedez e gli Articolo 31 arriva puntuale la replica di Fratelli d’Italia per bocca di Alfredo Antoniozzi: «Il nostro governo non legalizzerà mai la cannabis e nessun tipo di droga. Riteniamo che la cannabis sia una droga a tutti gli effetti e che possa provocare seri problemi a chi la consuma  troppi ragazzi la usano abitualmente persuasi da un mondo culturale e artistico che la dipinge ingiustamente come una sostanza innocua. Molti esponenti della nostra maggioranza, come Maurizio Gasparri, sono impegnati anche con associazioni che si battono contro ogni dipendenza». 

In una nota in una nota Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra, replica «FdI vuole mettere la museruola agli artisti a Sanremo e probabilmente non solo lì. Alla richiesta di legalizzare la cannabis mandata da Fedez e gli Articolo 31 la

risposta e' stata non solo un no prevedibile ma anche una richiesta di epurazioni nella Rai da parte di Fratelli d'Italia. I deputati di Fdi fanno finta di non sapere che la cannabis è già legale nelle piazze dello spaccio che sono controllate dalla criminalità organizzata che guadagna ogni anno 7 miliardi di euro solo con la cannabis».

E stasera arriva la lettura del messaggio del presidente dell’Ucraina Zelensky e la protesta fuori dall’Ariston dei pacifisti guidati dal collettivo Pecora Nera, ma anche ucraini a sostegno del presidente. «Il palco dell'Ariston è l'occasione di trasmettere la verità e il messaggio di sostegno di cui abbiamo bisogno perché la pace torni sul territorio europeo. Apprezziamo questa vicinanza in questo momento tra i più duri della nostra storia. Per quanto si voglia la cultura non può stare fuori dalla politica, soprattutto in tempo di guerra» ha detto l'ambasciatore ucraino Yaroslav Melnnyk, introdotto in conferenza stampa dalle parole dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes: «Ci sono state molte polemiche sull'intervento di Zelensky. Si è parlato di censure, condizionamenti sul testo. Tutto assolutamente non fondato, è veramente importante ristabilire la verità dei fatti».