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Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e colonnello renziano, chiede «una mobilitazione agli italiani per dare un segnale forte che la giustizia in questo paese non funziona e bisogna metterci mano».
Onorevole Rosato, cosa si aspetta dal voto di domenica?
Sono referendum che servono per dire che la riforma della giustizia va fatta in maniera complessiva e che sarà questo il compito della prossima legislatura. Chiediamo una mobilitazione agli italiani per dare un segnale forte. Stiamo lottando per il quorum sapendo che la battaglia è tutta in salita a causa della cappa di silenzio che gli organi di informazione, tranne alcune eccezione, e la politica hanno messo in campo.
Sulla legge Severino partiti e coalizioni sono spaccati: non crede che fosse opportuno correggerla in Parlamento, piuttosto che arrivare a chiederne la cancellazione?
Certo che si poteva correggere, ma purtroppo il Movimento 5 Stelle e il Pd hanno fatto scudo. Il Movimento per una sua bandiera elettorale, il Pd soprattutto per non rompere l’asse con i grillini. Ci siamo trovati di fronte alla follia di sentirci dire che vogliamo candidare i criminali, ma questo referendum serve per fare una netta distinzione tra politica e magistratura e non far decidere a un magistrato, anche per reati di modesta entità senza una sentenza definitiva, se un sindaco può continuare o meno a fare il suo lavoro.
Sarà Italia viva in futuro a intestarsi la battaglia sulla separazione delle carriere?
Noi non vorremmo intestarci alcuna battaglia. Sembra così naturale la scelta di distinguere queste funzioni, che è paradossale che ne stiamo ancora discutendo. È una scelta di buonsenso osteggiata solo da interessi personali. Ogni funzione ha le sue limitazioni, perché non possiamo mettere una distinzione netta tra due funzioni così diverse nella magistratura? Continueremo a batterci perché si arrivi a questa distinzione, a prescindere dall’esito del referendum.
Uno dei quesiti ritenuti “pericolosi” è quello sulla limitazione delle misure cautelari: ci spiega il vostro punto di vista sul tema?
Su questo referendum sarebbe molto più opportuno intervenire in maniera approfondita con lo strumento legislativo, per evitare che da una giusta battaglia contro l’abuso della carcerazione preventiva possano derivare scarcerazioni improprie. Ma ormai è evidente che questi referendum rappresentano una bandiera per identificare una strada: Magari ci trovassimo nella condizione di dover intervenire per limare l’effetto dei quesiti approvati…
Pensa che dopo anni burrascosi per la magistratura questi referendum possano rappresentare una rivincita della politica?
Quando ci si mette a fare campagna contro il quorum, i referendum diventano una fatica improba. Detto questo, è bene che il segnale parta. La giustizia in questo paese non può andare avanti così e le vicende di questi anni lo dimostrano. Lo dico pensando alle migliaia di magistrati che ogni giorno senza clamori fanno il loro indispensabile e straordinario lavoro.
A proposito di giustizia, pensa che possa essere questo uno dei terreni comuni su cui lavorare assieme ad Azione per creare la cosiddetta “area Draghi”?
Io identifico quattro terreni su cui lavorare: il primo è quello della distinzione netta tra assistenzialismo e sviluppo. Il secondo è proprio la giustizia, perché la deriva giustizialista a cui abbiamo assistito a sinistra è un segnale pericoloso per il paese. Il terzo è una forte scelta europeista, e su questo, abbiamo visto pericolosi cedimenti sia nella Lega che nel Movimento 5 Stelle. Il quarto naturalmente è una cornice riformista che si ispira e sostiene con forza l’iniziativa del governo Draghi.
Eppure non sempre in queste Amministrative sostenete lo stesso candidato di Azione. Perché?
La posizione più difficile la assume sempre chi sta al centro, che alle Amministrative deve saper scegliere in base alla proposta politica che nasce su quel territorio. Tendenzialmente siamo più con una proposta alternativa ai due poli o con il centrosinistra, ma dove abbiamo scelto di stare con il centrodestra lo abbiamo fatto per ostilità dell’altra parte nei nostri confronti e per una migliore offerta politica. Bucci a Genova ne è l’esempio.
Che è sostenuto anche da Toti: saliranno sul carro anche forze vicine al centrodestra?
Una proposta politica riformista e centrista deve avere lo sguardo largo, molto più ampio di come oggi viene descritto, che sappia erodere profondamente gli schieramenti di destra e sinistra. Lo considero alternativo alle politiche di Salvini e Meloni ma anche di Conte e di Landini.
Quindi non di Letta.
Bisogna capire se il Pd correrà dietro alle politiche di Landini o se, ad esempio, si metterà ad ascoltare un po’ di più le parole molto nette che Luigi Sbarra (leader della Cisl, ndr) dice da mesi su tante questioni.