Dimenticato un po’ da tutti, anche da chi fino a qualche anno fa lo lo definiva come un paladino della giustizia e della verità, ora Julian Assange sembra un uomo terribilmente solo. E il suo corpo inizia a pagarne il prezzo.

Il fondatore di Wikileaks, è stato trasferito in un reparto medico della prigione di Belmarsh, per le preoccupazioni per la sua salute «deteriorata in modo significativo». Lo rende noto la stessa WikiLeaks secondo cui vi sono «gravi preoccupazioni» per Assange poichè ha «perso drammaticamente peso» durante le sue sette settimane di detenzione. Le sue condizioni sono peggiorate al punto che fatica a parlare, riporta Sky citando sempre il sito.

Assange che doveva comparire dinanzi alla giustizia britannica per l’udienza di estradizione in Usa, dunque non si è presentato neppure in collegamento video. «Troppo malato», ha spiegato il suo avvocato. La prossima udienza è stata fissata per il prossimo 12 giugno, ma non è detto che si terrà a Londra: la giudice Emma Arbuthnot ha deciso che potrebbe tenersi direttamente nel carcere di massima sicurezza di Belmarsch: «Sarà meglio per tutti...».

L’hacker australiano si batte per evitare l’estradizione in Usa che, con i nuovi capi d’accusa depositati a fine maggio, potrebbe costargli vari anni in carcere. A fine maggio, contro Assange sono stati depositati 17 nuovi capi di imputazione per la pubblicazione nel 2010 di informazioni classificate del Pentagono e del dipartimento di Stato che gli aveva passato l’ex analista militare Chelsea Manning. Assange, che è stato arrestato dopo quasi 7 anni di asilo nell’ambasciata dell’Ecuador, era già stato accusato dagli Stati Uniti di «cospirazione per commettere un’intrusione informatica per aver acconsentito a crackare la password di un computer riservato del governo Usa», scaricando i file insieme alla Manning. Non c’era dunque alcun esplicito riferimento alla pubblicazione dei materiali.

Le nuove accuse ad Assange riguardano invece la violazione dell’Espionage Act, una legge del 1917 pensata per i traditori che passano informazioni al nemico. E per molti potrebbe essere un precedente pericoloso per la libertà di stampa. Nonostante il nulla di fatto, all’esterno del tribunale londinese si erano radunati, oltre al regista di documentari John Pilger, da sempre simpatizzante di Assange, più di una ventina di persone che portavano manifesti con su scritto “No alla censura di Internet”, “Libertà ad Assange, carcere ai criminali di guerra”.