PHOTO
Luca Ricolfi Meloni centrodestra
Il sociologo Luca Ricolfi ha partecipato alla convention di Fratelli d’Italia e definisce il discorso di Meloni «identitario e astratto», ma spiega che «Fd’i ha il vento in poppa e da diversi anni ha una posizione tra la Lega, che è il partito più di destra in Italia, e Forza Italia, che è un partito di centro». Poi lancia una provocazione: «Quando si governa è estremamente difficile staccarsi dal potere dice - Per questo penso che Lega e Forza Italia un pensierino nella prosecuzione del governo Draghi lo stiano facendo».
Professor Ricolfi, pensa che nei prossimi mesi l’ascesa di Fratelli d’Italia metterà “in difficoltà” gli alleati di centrodestra?
Penso il contrario. Saranno Forza Italia e Lega a creare problemi a Fratelli d’Italia. Fd’I ha il vento in poppa e da diversi anni ha una posizione tra la Lega, che è il partito più di destra in Italia, e Forza Italia, che è un partito di centro. Meloni è collocata lì in mezzo da due o tre anni. Non ha le posizioni estreme di Salvini ma nemmeno quelle liberiste di Berlusconi. Lei è già il baricentro del centrodestra ma le due alucce cercheranno di non farsi sommergere dalla marea della crescita di consensi di Fd’I.
Crede che questo porterà alla nascita di una federazione tra Lega e Fi?
Non so se finirà così, ma da ex sondaggista dico che è molto plausibile che se nel giro di qualche mese ci sarà una fusione tra Forza Italia e Lega, Fratelli d’Italia avrà più voti dei due partiti messi assieme. Tutte le volte che c’è una fusione tra partiti si assiste a una perdita di consensi rispetto alla somma teorica. Insomma le fusioni non sono mai convenienti.
Rispetto alla tre giorni organizzata da Fratelli d’Italia è stato criticato a Meloni un discorso molto politico e poco programmatico. Condivide?
Penso che questa critica, ammesso che lo sia, sia giusta. Anche io ho notato un tono molto identitario e astratto. Abbiamo sentito enunciare dei principi ma non abbiamo sentito granché in termini di programmi. Tranne sul punto che a me sta più a cuore, cioè quello della scuola, su cui Meloni ha detto due cose importanti. Una scontata, che è la proposta del liceo del Made in Italy; l’altra, tutt’altro che scontata, che ragiona sul fatto che il merito si sviluppa su una base d’uguaglianza. Mi ha colpito sentire una leader di destra che difende la stella polare della sinistra, cioè l’uguaglianza tra classi sociali.
Meloni ha ripetuto che non farà mai governi con la sinistra o i Cinque Stelle. Forse teme una prosecuzione del governo Draghi anche oltre il 2023?
La risposta a questa domanda dipende da due attori fondamentali esterni al sistema politico italiano. Il primo è Putin, che potrebbe far finire la guerra anche domani, oppure no. Il secondo è mister Covid. Bisogna vedere se l’anno prossimo saremo ancora alle prese con queste due emergenze. Se dovesse accadere, c’è la possibilità che si riformi una specie di governo Draghi, magari non con Draghi ma diciamo di unità nazionale. Quindi la prospettiva di una qualche prosecuzione giustamente paventata da Meloni è probabile.
Dunque potrebbe proseguire l’eccezionalismo al quale siamo abituati dalla comparsa del coronavirus?
Il governo Draghi è stato chiamato perché il governo precedente non sapeva governare. Ma questo timore per l’eccezionalismo non è solo di Fratelli d’Italia. La vedo più come una preoccupazione di Cacciari, più che di Meloni. Chiunque crede nella democrazia come alternanza non può vedere bene il continuo ripetersi dei governi Dini, Ciampi, Monti, Draghi. La democrazia sta appassendo in Italia da un bel po’ di anni e la preoccupazione per una democrazia che non funziona è presente sia a destra che a sinistra.
Dovesse formarsi un nuovo governo di tale ossatura però si spaccherebbe il centrodestra, per forza di cose.
Vede, quando si governa è estremamente difficile staccarsi dal potere. Per questo penso che Lega e Forza Italia un pensierino nella prosecuzione del governo Draghi lo stiano facendo. Soprattutto se non dovesse emergere una maggioranza chiara dopo le prossime elezioni.
Beh, in base ai sondaggi attuali il centrodestra unito sembra essere molto vicino a un’ipotetica maggioranza di governo.
La destra, intesa come coalizione di centrodestra, è attorno al 45 per cento dei consensi. E la sinistra sembra indietro ma solo perché non conteggiamo le mille sinistre che esistono. Contiamo solo Pd e M5S ma ci sono diverse forzucole che nel loro insieme fanno un bel po’ di voti. Aggiunga che ci sono due formazioni che possono sparigliare i giochi. Se Calenda ha superato il 5 per cento e Italexit viaggia attorno a quella cifra, finirà che per fare un governo bisognerà parlare anche con loro.
A proposito di centrosinistra, crede che l’alleanza tra Pd e M5S reggerà fino alle prossime elezioni?
Penso che Letta e Conte si digeriranno reciprocamente. Pd e Cinque Stelle alla fine andranno insieme, ma con visioni politiche notevolmente diverse. Questo perché la guerra ha dato ai 5S un’enorme carta da giocare. La sinistra non può dire che la pace sia un disvalore, quindi avere uno schieramento in cui una parte, cioè il Pd, si fissa sulla libertà, che di solito è un tema caro alla destra, e l’altra, i Cinque Stelle, sul pacifismo, che è un valore universale ma certamente associabile più alla sinistra, fa sì che la cosiddetta egemonia morale ed etica non sia tutta nelle mani del Pd. Conte ha un grande spazio nel rivendicare il principio morale della pace.
C’è poi il cosiddetto centro. Che fine farà?
Potrebbe finire che Renzi e Calenda appoggino dall’esterno un governo di centrodestra. Di certo non vedo Calenda aggregabile a un governo di centrosinistra con il Movimento dentro. Potrebbe partecipare invece a un governo con Pd, Forza Italia e altri, ma i giochi sono apertissimi.