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“Sono davvero contento: temevo di passare un altro anno e due mesi in carcere, ora spero di tornare presto in Italia”: sono le prime parole di Patrick Zaki, all'uscita dal carcere di Mansoura, in Egitto, pronunciate in inglese ai microfoni Rai.
L’attivista è stato rilasciato all’indomani della grazia concessagli ieri dal presidente Abdel Fattah Al Sisi. Per prima cosa ha abbracciato i suoi familiari che lo attendevano: come riportato dalle telecamere di Rainews il giovane prima si è sciolto in lungo abbraccio con la madre poi la fidanzata, la sorella e il padre. Dopo la condanna a tre anni di carcere “ero un po' depresso - ha detto Zaki - sono stati giorni intensi, ma per fortuna ora sono libero”. Zaki ha ringraziato “la città di Bologna, il rettore dell'Università, i cittadini di Bologna, una comunità di cui mi sento fortunato a fare parte, perché sono ormai anni che si occupano” del caso. E poi ha ringraziato “i diplomatici per il dialogo a livello internazionale che hanno intavolato e tutti coloro che in questi giorni mi sono rimasti accanto, facendo grande sforzi per ridarmi la libertà”.
L’annuncio sui social
"Patrick sull'asfalto". È questa l'espressione che rimbalza sui social con cui viene annunciata in arabo la notizia della liberazione di Patrick Zaki in Egitto. Si tratta di un'espressione che gli attivisti usano di solito quando dei detenuti vengono liberati. L'ha scritta su Twitter il Hossam Bahgat, direttore esecutivo dell'Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), organizzazione egiziana per i diritti umani con cui Zaki ha collaborato e che lo ha rappresentato al processo, nel post in cui ha annunciato il rilascio dell'attivista e ricercatore, allegando una foto che mostra il giovane in strada. Nella foto si vede Zaki sorridente, in pantaloni neri, giacca grigia e camicia bianca, mentre fa il segno V con le dita sotto un cielo azzurro e assolato. L'espressione "Patrick sull'asfalto" è stata usata anche dalla sorella del giovane, Marise Zaki, confermando il rilascio di Patrick Zaki in un post su Facebook a cui ha allegato una foto del giovane davanti ai giornalisti.
La condanna e poi la grazia
La liberazione di Zaki giunge dopo la concessione della grazia da parte del presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, avvenuta ieri. A seguito dell'annuncio della grazia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato che Zaki verrà in Italia. Era il 7 febbraio del 2020 quando Zaki era stato arrestato all'aeroporto del Cairo: era arrivato per trascorrere un periodo di vacanza dall'Italia, dove frequentava un master in Studi di genere all'università di Bologna. A dicembre del 2021, dopo quasi due anni di detenzione preventiva, era stato scarcerato, pur continuando a restare sotto processo. Ragion per cui la sua laurea al master di Bologna lo scorso 5 luglio, con 110 e lode, è avvenuta a distanza, in videocollegamento. Martedì era giunta la condanna: la Corte d'emergenza di Mansoura l'aveva condannato a tre anni di carcere di cui, considerando i 22 mesi già trascorsi in custodia, avrebbe dovuto scontare 14 mesi. L'accusa: "diffusione di notizie false sulle condizioni interne del Paese", per un articolo sui diritti dei cristiani copti pubblicato nel 2019. Trattandosi di un tribunale di emergenza, la sentenza in base alla legge egiziana era inappellabile, ma il gruppo Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), con cui Zaki aveva collaborato e che lo ha rappresentato al processo, aveva spiegato che "una sentenza non diventa definitiva fino a quando non viene ratificata dal presidente della Repubblica, che ha il potere di approvarla, annullarla o modificarla, oltre a quello di emettere la grazia presidenziale". La grazia da parte di Abdel Fattah Al Sisi è giunta ieri pomeriggio.