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«Finalmente sono qui: è un sogno che si avvera dopo tanti anni. È bellissimo essere qui all’Università Grazie. Grazie». Sono le prime parole di Patrick Zaki in rettorato a Bologna. «Per me Bologna è la città della libertà, è una seconda casa. Grazie a tutti per il supporto». «Voglio continuare a combattere per i diritti umani» ha detto Zaki che ha poi chiesto: «Giustizia per Giulio Regeni». «Io appartengo alla città di Bologna - ha detto infine - per me l’istruzione è una forma di resistenza»
Il ricercatore egiziano è arrivato questo pomeriggio con un aereo Egyptair poco dopo le 16 all’aeroporto milanese di Malpensa. Zaki era accompagnato dalla sorella Marise George e dalla fidanzata, Reny. Il volo era partito dal Cairo alle 14.14 ora egiziana. «È il giorno più bello della mia vita. Ci vediamo a Bologna». Con queste parole, pronunciate all’arrivo nello scalo milanese Patrick Zaki si è rivolto ai cronisti che lo attendevano. Il ricercatore, che indossava al polso il bracciale blu della campagna per la sua liberazione con su scritto “Free Patrick Zaki”, è stato accolto dal rettore dell’Università di Bologna, Giovanni Molari, e dalla sua docente, Rita Monticelli. Scortati dalla polizia, sono saliti su un van che è partito alla volta di Bologna dove domani si terrà una festa in suo onore. Prima di partire, davanti all’aeroporto una piccola folla gli ha riservato degli applausi ai quali Zaki ha risposto con un cenno del pollice, sorridendo.
«Siamo stati insieme felici e commossi, sono stati tre anni molto difficili. Adesso dobbiamo goderci un po’ questa gioia e Patrik dovrà essere libero di vivere la sua vita» ha detto la professoressa Rita Monticelli.
Zaki è tornato in Italia dopo che il presidente egiziano al-Sisi gli ha concesso la grazia, in seguito alla condanna a tre anni che gli era stata imposta dal tribunale di Mansoura in Egitto. Aveva già passato 22 mesi in carcere, avrebbe dovuto scontarne altri 14.
La scelta di rientrare in Italia con un volo di linea e non con un aereo di Stato ha sollevato delle polemiche. Il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite di Omnibus su La7, ha dichiarato: «Certe scelte non sono legate alla riconoscenza, se uno vuole ringraziare o meno, scelta sua, non si fa per avere applausi ma perchè si deve fare. Ci sembrava giusto chiedere la liberazione di questo giovane studente egiziano e abbiamo lavorato fin dall’ainizio per raggiungere questo obiettivo, come abbiamo lavorato sulla morte di Regeni, e l’abbiamo fatto in silenzio».
Patrick Zaki all’aeroporto del Cairo ha parlato alle tv italiane prima di imbarcarsi alla volta dell’Italia ammettendo di essere «molto emozionato». Ha comunque rivolto «un grazie al governo italiano per quello che ha fatto negli ultimi giorni: ho veramente apprezzato tutto quello che hanno fatto. E un grazie agli italiani che hanno lavorato in questi tre anni per giungere a questo momento», aggiungendo un ringraziamento ulteriore «alla diplomazia italiana in Egitto».
Per le 20.30 a Bologna è fissato un incontro con la stampa in rettorato, dove gli verrà consegnata la pergamena del master superato. Davanti all’edificio è già stato rimosso lo striscione giallo che chiedeva la liberazione diZaki, mentre il sindaco Matteo Lepore ha annunciato di voler aspettare l’attivista per toglierlo insieme dalla facciata del Comune. E sono tanti gli striscioni e le sagome di Zaki collocate in città per ricordare la battaglia per la sua scarcerazione che potranno finalmente essere rimosse. A iniziare da quelle sotto le Due Torri. Al termine dell’incontro in rettorato, il 32enne dovrebbe vedere il sindaco Matteo Lepore a Palazzo D’Accursio o nella piazza antistante: Piazza Maggiore. Intanto il Comune prepara una grande festa pubblica, proprio in piazza Maggiore per domenica prossima alle 20, per celebrare il ritorno di Patrick: un sogno che si realizza a 1262 giorni dalla data del suo arresto con l’accusa, da parte del governo egiziano, di aver pubblicato su Facebook false notizie.